Dopo tre giorni di sciopero (gli unici permessi dalle norme federali) i dipendenti di Kaiser Permanente, uno dei colossi americani in ambito sanitario che ha la sua sede principale a Oakland in California, sono stati costretti a tornare al lavoro. Non essendo giunti a un accordo, è probabile che in futuro ritornino a protestare. Comunque giovedì 12 riprendono i negoziati fra la coalizione neonata, che unisce diversi sindacati delle categorie coinvolte, e l’esecutivo dell’azienda.
“Respect Value” è lo slogan dello sciopero, che in ambito sanitario è stato il più grande in tutta la storia degli Stati Uniti. I 75 mila dipendenti che la scorsa settimana si erano riuniti davanti agli ospedali di Kaiser Permanente chiedono, infatti, un aumento del salario minimo a 25 dollari all’ora e un miglioramento delle loro condizioni di lavoro. Dalla pandemia, che ha accentuato i problemi, il personale è ridotto all’osso e causa gravi ritardi nei servizi.
“I pazienti aspettano ore in fila, non c’è abbastanza personale ad assisterli, qualsiasi sia la loro richiesta, dal laboratorio alla farmacia, alle visite mediche, alle risposte ai messaggi che potrebbero aver lasciato”, ha raccontato una delle lavoratrici in sciopero, Sophia Calhoun, a NPR. “Ci meritiamo più soldi perché lavoriamo duro e il doppio”.
Per il momento, però, l’amministrazione ha risposto con 23 dollari per le sedi californiane e 21 per tutte le altre, contestando che sarebbero i salari più alti rispetto alle altre aziende sanitarie.
Ma non è abbastanza per il carovita sempre più pungente negli Stati Uniti. Soprattutto in California, dove Kaiser Permanente ha una certa influenza. Infatti, è l’azienda sanitaria più grande del “Golden State” con centinaia di studi medici e una quarantina di ospedali. Dei 75 mila operatori in sciopero circa l’80% è californiano. ll resto proviene da Colorado, Washington e Oregon e in generale tutti appartengono a diversi dipartimenti dell’azienda, infermieri, farmacisti, receptionist, nutrizionisti, tecnici di laboratorio.
Lo sciopero contro Kaiser Permanente è solo l’ennesimo dopo una stagione estiva bollente, che ha visto scendere in strada gli attori, sceneggiatori e autori dei sindacati di SAG-AFTRA e WGA contro gli studio hollywoodiani. Solo i secondi hanno raggiunto un accordo, per il momento.