“Ho perso la reputazione, la mia dignità e quasi perso la vita” dichiarò alcuni anni fa Monica Lewinsky. Oggi forte di un rinnovato riscatto sociale, regista, produttrice, attivista, l’ex stagista della Casa Bianca travolta da ragazzina dallo scandalo con il presidente Clinton, oggi è regista, produttrice, attivista; ha appena realizzato uno spot in occasione del mese dedicato alla sensibilizzazione contro il bullismo intitolato “Stand up to Yourself”. Perché il peggior bullo di ognuno di noi è dentro noi stessi.
Il video evidenzia una forma di bullismo sottovalutata ma dilagante; il self-talk negativo. In alcuni sondaggi, il 74% degli adulti afferma di essere il peggior critico di se stesso e il 55% ammette
di essere condizionato dai pensieri negativi.
Il video chiede ad alcune persone intervistate di condividere le loro insicurezze più intime e i sentimenti più oscuri con i loro familiari; nascono così momenti spontanei di grande intensità emotiva su temi eterogenei.
Come per le precedenti campagne di Lewinsky, il video è stato realizzato per sostenere organizzazioni no profit; le associazioni anti-bullismo e per la salute mentale interessate sono
The Childhood Resilience Foundation, The Diana Award, Project Rockit, Ditch The Label, Sandy Hook Promise, Anti-Bullying Alliance, Heartmob, Hetrick-Martin Institute, Children Mending Hearts e The Tyler Clementi Foundation.
L’ispirazione del progetto venne a Lewinsky da un’esperienza di oltre 10 anni fa, durante un seminario cui aveva partecipato in forma anonima. “Facemmo un esercizio”, ricorda, “in cui dovevamo scrivere un elenco di tutte le cose negative che ci passavano per la testa su noi stessi; quando le ho rilette agli altri a voce alta mi sono messa a piangere, realizzando quanto fossi crudele con me stessa”.

“Per il mese della sensibilizzazione al bullismo 2023, volevo concentrarmi su come riconoscere e placando il bullo che è nella nostra testa” dice Kevin Mulroy, direttore creativo esecutivo e partner di Mischief @ No Fixed Address che ha curato la realizzazione del video. “Nessuno vuole pensare a se stesso come un bullo. Ma la realtà è che lo siamo tutti, ogni volta che ci guardiamo allo specchio. È difficile immaginare di parlare crudelmente a qualcun altro come facciamo tutti i giorni con noi stessi. Tutti noi abbiamo questi pensieri che ci rimbombano in testa, che sono puro veleno per l’anima. Questa campagna nasce da una semplice domanda: perché ci diciamo queste cose orribili se non le diremmo agli altri, se non le diremmo mai a qualcun altro?”
Monica Lewinsky ha affrontato anche in passato argomenti di grande rilevanza sociale come la reputazione digitale, la privacy, la coltivazione dell’empatia, il superamento della vergogna. Nel docu-film realizzato nel 2021 assieme al regista Max Joseph “15 minutes of shame” si definiva “il paziente zero” del cyber bullismo, essendosi trovata improvvisamente coinvolta, a soli 22 anni, in uno scandalo mediatico di proporzioni mondiali, quando fu resa pubblica la sua relazione con l’allora presidente Clinton; era il 1998.
Nel film raccontava come la sua vita era stata sconvolta, la sua reputazione distrutta; ma anche la sua crescente consapevolezza che con l’avvento di internet non sarebbe stata l’ultima a subire quella sorte; per questo ha voluto approfondire il fenomeno dell’umiliazione pubblica. Come scriveva Andy Warhol, “nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti”; ma in rete, tutto resta per sempre.