“Quello che otterrete non farà alcuna differenza, perché tra due anni sarete tutti disoccupati”. Non usa mezzi termini Donald Trump nel suo comizio davanti a centinaia di operai del settore automobilistico riuniti in un capannone alle porte di Detroit, in Michigan.
Nelle stesse ore in cui in California si teneva il secondo dibattito repubblicano, Trump – che del GOP è l’indiscusso leader – si è detto certo che l’industria automotive statunitense subirà perdite massicce nel giro di pochi anni a causa della transizione all’elettrico. A uno sguardo più attento, nel mirino dell’ex presidente c’è l’amministrazione Biden – suo rivale nella corsa alla Casa Bianca -, che ha fatto della promozione dei veicoli elettrici un pallino della sua agenda economica.
“Sono qui per difendere la classe operaia, combattere la classe politica corrotta e – sottolinea – proteggere il lavoro made in USA, l’American Dream contro il profitto straniero”. Il dem 80enne – che ieri si era recato anche lui in Michigan per partecipare a un picchetto sindacale – viene definito da Trump come “il presidente più corrotto e incompetente della storia USA”, in cerca di “una photo opportunity”, “parlando per pochi secondi senza sapere cosa stava dicendo e dov’era”.
Il frontrunner GOP sostiene poi che gli incentivi sui veicoli elettrici cancelleranno “migliaia di posti di lavoro” e favoriranno la Cina, da cui la sua famiglia Biden “ha ricevuto soldi” – in riferimento alle opache vicende giudiziarie che riguardano il figlio del presidente, Hunter.
Guai con la legge a cui Trump non è certo estraneo. “Ogni volta che mi incriminano salgo nei sondaggi perché la gente mi conosce”. Parlando di se in terza persona, ha aggiunto che “il presidente Trump ritiene che il futuro dell’auto sarà alimentato dall’energia americana, sostenuta dai fornitori americani e costruita dalle mani sapienti degli americani e con alti salari”.

Non si è fatta attendere la replica dei collaboratori di Biden, che hanno bollato l’ex presidente come un “ciarlatano miliardario” che non si è mai preoccupato della classe operaia, e che ha piuttosto sposato politiche che hanno trasferito posti di lavoro all’estero. “Donald Trump sta mentendo sul programma del presidente Biden per distrarre dal suo fallimentare curriculum di tagli fiscali, fabbriche chiuse e posti di lavoro esternalizzati in Cina”.
Trump, che quasi sicuramente otterrà la nomination del Partito Repubblicano per sfidare Biden alle presidenziali del 2024, ha scelto il Michigan anche per questioni politiche – dato che nel 2020 lo Stato della cosiddetta “Rust Belt” (insieme alla Pennsylvania e al Wisconsin) preferì Biden per circa 154.000 voti.
Il sindacato United Auto Workers è in sciopero dallo scorso dal 15 settembre in alcuni stabilimenti di General Motors, Chrysler Stellantis e Ford. Le loro richieste sono un aumento salariale del 40% e un miglioramento delle condizioni di lavoro.