E se i compiti li fa ChatGPT? Secondo una nuova ricerca della piattaforma didattica statunitense Study.com, un’ampia maggioranza degli studenti già utilizza il bot di OpenAI per scrivere saggi e temi a casa. Funziona: messo a confronto con l’esame in tre parti che si usa per qualificare al tirocinio in ospedale uno studente di medicina (United States Medical Licensing Exam), il bot ha fornito risposte utili o molto vicine alla sufficienza. Un articolo di Forbes riporta opinioni variabili di professori statunitensi – Alex Lawrence della Weber State in Utah lo definisce “il miglior strumento per copiare mai inventato”.
Accuse di plagio, sì, ma al di là del risultato del singolo studente, la questione è di metodo: che succede se tutti gli studenti cominciano a copiare usando l’intelligenza artificiale? Dove vanno a finire la competenza, l’assimilazione, l’apprendimento? E a monte, la speranza di creare entusiasmo per lo studio? Come si fa a usare l’intelligenza artificiale senza abusarne?
Se per le domande a scelta multipla, un po’ come per le parole crociate, già bastava un motore di ricerca, adesso ChatGPT ed eventuali emuli possono fornire testi già pronti all’uso – praticamente in qualunque lingua. Secondo la ricerca, il 90% degli studenti americani conosce ChatGPT e l’89% ammette di averlo già usato per fare i compiti: il 48% per domande a scelta multipla, il 53% per un tema, il 22% per la bozza di un saggio. Il 72% degli studenti universitari pensa che andrebbe messo al bando. Lo pensa anche il 34% di tutti gli insegnanti negli Stati Uniti, ma il 12% ammette di averlo usato per la didattica o per preparare delle slide.
Poche le risposte. È possibile passare le prove degli studenti in uno strumento che controlli il web per verificarne la genuinità, cioè che le risposte non siano copiate di sana pianta da articoli di giornale o ricerche presenti sul web; ma ChatGPT già rielabora e risputa il materiale su internet, e se a volte lo fa con svarioni e contraddizioni che tradiscono l’origine, spesso il risultato è credibile.
Altra soluzione, quando si può, è evitare i compiti a casa, e soprattutto la produzione casalinga di materiali per esami. Saggi e temi si scrivono in classe, sotto l’occhio attento del professore. Non è però praticabile in circostanze d’emergenza come la didattica a distanza – né è pensabile eliminare del tutto i compiti a casa.
ChatGPT sarebbe molto utile se fosse un trampolino accompagnato poi da un contesto spiegato in classe. Dopotutto, avere l’automobile non significa (ancora) che abbiamo scordato come camminare, e anche l’esistenza delle calcolatrici non ha atrofizzato le nostre capacità aritmetiche. Adesso si tratta di usare questo sintetizzatore di linguaggi senza farsene travolgere.
Ricordiamo però che anche il bot non è in grado di far nulla se a monte, qualcuno non gli dà i materiali giusti; che per ottenere le risposte migliori, bisogna saper fare le domande giuste; e infine che nessuna intelligenza artificiale, lavorando su materiali precotti può sostituire – per ora e prevedibilmente nel futuro –la capacità unicamente umana di creare.