L’affilata scure di Xi Jinping sembra aver fatto un’altra vittima illustre: Stavolta a subire l’epurazione del lider maximo di Pechino è stato il ministro della Difesa cinese Li Shangfu, assente dalle scene pubbliche da più di un paio di settimane e secondo alcune indiscrezioni finito sotto indagine per corruzione.
A rilanciare l’ipotesi sono stati due funzionari statunitensi consultati dal Financial Times – in quella che sembra essere l’ultima di una serie di espulsioni di alto livello da parte del regime di Pechino (dopo la rimozione del ministro degli Esteri Qin Gang meno di due mesi fa).
Le indiscrezioni sono state parzialmente confermate da fonti governative cinesi, secondo cui l’anticipata uscita di scena di Li avrebbe tuttavia a che fare con “problemi di salute” e non comportamenti scorretti. Questi ultimi potrebbero peraltro riferirsi al quinquennio – dal 2017 al 2022 – durante il quale Li è stato a capo dell’unità appalti dell’esercito. Prima di allora, nel 2016, il militare era stato nominato vice comandante della Forza di supporto strategico dell’esercito, un corpo d’élite incaricato di accelerare lo sviluppo delle capacità di guerra spaziale e informatica.
A luglio Pechino ha avviato un’indagine per corruzione proprio contro gli alti funzionari della sua unità missilistica, la Rocket Force – divisione d’élite costituita nel 2016 e che ha in carico anche le testate nucleari. Contemporaneamente, l’ufficio appalti ha recentemente dichiarato di aver iniziato a indagare su sospette irregolarità che potrebbero essersi verificate mentre Li era direttore, nell’ottobre 2017. Accuse che vanno dalla “fuga attiva di segreti”, alla “gestione scorretta delle procedure” e alla “mancanza di supervisione”.
Le indagini su Li, nominato ministro della Difesa a marzo, e su altri otto funzionari sono state condotte dalla potente commissione di ispezione disciplinare dell’esercito. E, per casualità o causalità, il ministro è assente dalla copertura dei media statali dallo scorso 29 agosto, quando ha tenuto a Pechino un discorso al Forum per la pace e la sicurezza Cina-Africa.
Una scomparsa eloquente che ricalca quanto accaduto al (già) ministro degli Esteri Qin Gang, che due mesi faè stato bruscamente licenziato con modalità pressoché analoghe dopo essere scomparso da un mese (e non è ancora riapparso). All’inizio di agosto, con una significativa riorganizzazione della leadership del comparto militare, Xi ha inoltre rimosso due generali della Rocket Force, tra cui l’ex comandante Li Yuchao (anche lui, ça va sans dire, scomparso da settimane).
Non è la prima volta che Xi, salito al potere nel 2013, fa piazza pulita. Nell’ultimo decennio il presidente cinese ha condotto una vasta e spietata campagna anticorruzione che ha preso di mira anche i rivali politici, con il risultato che i vertici del Paese sono ormai prevalentemente in mano a Xi e ai suoi fedelissimi – in una misura mai vista dai tempi di Mao Zedong.
“Se la rimozione del ministro della Difesa e dei leader della Rocket Force è dovuta alla corruzione, ciò indica che il processo di selezione degli alti funzionari da parte di Xi è profondamente difettoso e suggerisce che la corruzione è diffusa all’interno del sistema, nonostante la decennale campagna di Xi contro di essa”, ha dichiarato Dennis Wilder, ex esperto della CIA, citato dal Financial Times.
Per ora le autorità di Pechino mantengono un basso profilo. “Non sono a conoscenza della situazione”, la risposta laconica del portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning durante un punto stampa venerdì. Sui siti web governativi e militari cinesi, d’altronde, Li è ancora indicato come ministro della Difesa, consigliere di Stato e membro della potente Commissione militare centrale (CMC) del partito. Ma a Pechino, bastano pochi giorni – e poche persone – per far precipitare una carriera.