Accordi militari e aerospaziali ma anche tanto prestigio personale in gioco nella visita di Kim Jong-un in Russia; l’incontro fra il leader nordcoreano e il presidente russo Vladimir Putin è sotto la lente d’ingrandimento dei media di tutto il mondo. Si sono visti, alla fine, al cosmodromo Vostochny, ex base militare riconvertita nel 2016 in centro di lanci spaziali nell’estremo oriente russo. Location non casuale, poiché la Corea del Nord punta a mettere in orbita satelliti spia (fin qui ha effettuato due tentativi, entrambi falliti) e conta sull’aiuto dell’amica Russia.
In cambio, l’industria bellica nordcoreana potrebbe fornire armi e soprattutto munizioni di cui Mosca ha molto bisogno per continuare l’offensiva in Ucraina. “Siamo fiduciosi che l’esercito e il popolo russo otterranno una grande vittoria nella sacra lotta per punire i gruppi malvagi che perseguono l’egemonia, l’espansione e l’ambizione” – ha dichiarato Kim. – “Siamo uniti nella lotta all’imperialismo”. “Vorrei brindare all’ulteriore rafforzamento della cooperazione e dell’amicizia tra i nostri Paesi, tra la Federazione Russa e la Repubblica popolare democratica di Corea”, ha replicato Putin. Nessuno dei due ammette esplicitamente che Pyongyang potrebbe vendere armi a Mosca – una quasi certezza che ha già provocato minacce da parte degli Stati Uniti.
La Corea del Nord non può vendere armi, perché è colpita da sanzioni dell’Onu per bloccare il suo programma nucleare, sanzioni sottoscritte anche da Mosca. A questo Putin ha fatto riferimento spiegando ai media russi, giunti a celebrare l’incontro, che ci sono “certi limiti” alla cooperazione militare.
È il contesto a rendere la visita memorabile. La guerra in cui la Russia si è impegnata sul fronte ucraino, le sanzioni internazionali che colpiscono entrambi i leader, il mandato di cattura internazionale che impedisce a Putin di lasciare la Russia. Il lungo viaggio di Kim con il suo lussuoso treno blindato, uno status symbol di possenza fra poltrone in pelle, sale riunioni, cuochi provetti e camere da letto. Il paradosso per cui, oltre ai programmi aerospaziali, Kim ha probabilmente richiesto aiuti alimentari per una popolazione che muore di fame mentre il regime spende in progetti bellici (anche i programmi satellitari mirano a migliorare le capacità di sorveglianza militare), e vorrebbe da Mosca. Poco prima dell’incontro con Putin, Pyongyang ha lanciato due missili balistici a corto raggio dalla sua costa est – a scopo dimostrativo. La settimana scorsa, Pyongyang ha varato un nuovo sottomarino affermando che è in grado di portare armi nucleari; la costruzione di un sottomarino atomico è da tempo sulla lista dei desideri di Kim, che potrebbe aver chiesto a Putin anche aiuto su questa tecnologia.
È inoltre il primo viaggio all’estero di Kim dal 2019 – quando si era diretto sempre in Russia per incontrare Putin dopo il crollo dei colloqui sul nucleare con la Casa Bianca di Donald Trump. Il colloquio segue una visita di una delegazione russa a Pyonyang dello scorso luglio, durante la quale Kim aveva mostrato i missili nordcoreani, in particolare il missile balistico intercontinentale Hwasong.
Secondo gli esperti di armamenti, le armi nordcoreane sono compatibili con i sistemi di armamento e Pyongyang potrebbe anche offrire missili a corto raggio (come il recente KN-25). Ma sul fronte ucraino, Mosca ha bisogno soprattutto di pallottole, munizioni da artiglieria e armi da fuoco, ed è difficile che il supporto nordcoreano faccia una differenza sostanziale sul lungo termine all’offensiva russa; potrebbe essere una stampella mentre le fabbriche di Mosca aumentano la produzione, ma le scorte di materiale bellico russo si stanno consumando a rapido ritmo.
Kim Jong-Un si è poi diretto a visitare altre due città dell’oriente russo, Komsomolsk e Vladivostok. In quest’ultima, dove è in corso un Forum Economico che raccoglie una sessantina di Paesi orientali, è anche prevista una dimostrazione per Kim delle capacità della flotta russa nel Pacifico.