Poco più di due anni fa la NASA ha dato inizio al primo esperimento in assoluto per produrre ossigeno su Marte. Il progetto si è concluso con successo: il rover Perseverance, atterrato sul Pianeta Rosso a febbraio 2021, è riuscito a produrne un totale di 122 grammi, la stessa quantità che respira un cane di piccola taglia in 10 ore, e a generare il carburante necessario per alimentare i motori del razzo che riporterà gli astronauti sulla Terra.
A bordo di Perseverance, c’è il dispositivo sperimentale MOXIE (“Mars Oxygen In-Situ Resource Utilization Experiment”), grande quanto la batteria di un’automobile, ma fondamentale per portare a termine l’esperimento. Secondo quanto documentato nello studio stato pubblicato su Science Advances da un team guidato dal Massachusetts Institute of Technology (MIT), questo complesso e sofisticato strumento converte parte dell’anidride carbonica dell’atmosfera di Marte attraverso un processo elettrochimico e poi filtra l’ossigeno con un sistema di filtraggio capace di trattenere le impurità misurando il livello ottimale di purezza prima di rilasciarlo nell’aria.
Il suo miglior risultato è stato generare 12 grammi all’ora – il doppio delle aspettative di partenza degli studiosi della NASA – con una purezza del 98%.
“MOXIE è il fiore all’occhiello della ricerca”, ha dichiarato Michael Hecht del MIT alla guida del progetto. “Questo risultato sicuramente avrà un grande impatto positivo su tutta l’industria spaziale”. Rappresenta un risultato senza precedenti perché, oltre a permettere agli astonauti di sopravvivere su Marte, MOXIE produce il carburante necessario per rientrare in sicurezza sulla Terra. Gli scienziati stanno pensando di progettarne versioni più grandi e più prestanti per arrivare a generare ossigeno in modo costante e continuo, come quello di una foresta.
Pam Melroy, vice amministratore della NASA, ha sottolineato l’importanza di sfruttare le risorse già presenti sui corpi spaziali come la Luna e Marte per facilitare l’esplorazione umana sostenibile e per scoprirne la formazione astrobiologica e la presenza di eventuali antichi microorganismi.