Elon Musk, terrorizzato dalla possibilità di una nuova Pearl Harbor, lo scorso anno avrebbe chiesto as alcuni ingegneri di interrompere le comunicazioni dei satelliti Starlink, di proprietà della sua azienda, dislocati vicino alla costa della Crimea. Questo è quanto trapelato dalla nuova biografia sul miliardario, scritta da Walter Isaacson intitolata Elon Musk in uscita il 12 settembre.
La decisione del Ceo di X e Tesla di ostacolare un attacco dell’Ucraina contro la flotta russa sarebbe stata dettata dai ripetuti e forti timori che la Russia avesse potuto rispondere all’offensiva con armi nucleari. Quando i droni sottomarini ucraini si avvicinarono alle navi russe, “persero la connessione e furono trascinati a riva senza fare danni” scrive Isaacson.
Inutili le richieste dei funzionari ucraini di riaccendere i satelliti. Musk, capendo di essersi improvvisamente trovato in mezzo a una guerra e divenendo suo malgrado un mediatore di potere determinante, avrebbe rifiutato in modo da evitare un’escalation.

In relazione a quanto riportato da Isaacson, giovedì scorso su X è apparsa una precisazione: Musk ha scritto che il servizio Starlink, fornito dalla sua società SpaceX, non è mai stato attivo in Crimea e che il governo ucraino gli aveva fatto soltanto una “richiesta di emergenza” per attivarlo solo fino a Sebastopoli.
“L’ovvio intento – prosegue Musk nel tweet – era quello di affondare la maggior parte della flotta russa. Se avessi accettato la loro richiesta allora, SpaceX sarebbe stata esplicitamente complice di un importante atto di guerra e di un’escalation del conflitto”.
Nella biografia si legge che, poco prima di procedere con l’invasione nel febbraio 2022, la Russia aveva interrotto i sistemi di comunicazione ucraini e Musk aveva accettato di fornire alla nazione attaccata i suoi terminali satellitari. Gli Starlink V2 Mini sono di ultima generazione: pesano circa 300 kg, sono spinti da motori a ionizzazione del gas argon meno costoso rispetto a altri combustibili, hanno una superficie per i pannelli solari di 104 mq e sono riusciti a resistere nonostante le distruzioni delle reti di telefonia e di internet.
Quando Musk si reso conto che i suoi satelliti sarebbero stati utilizzati per attacchi offensivi contro la Russia, ha iniziato a chiedersi: “Come sono entrato in questa guerra? Starlink non era destinato a essere coinvolto in guerre. Doveva continuare a fornire i servizi online e non ad attaccare droni”.
Sempre secondo quanto riportato dallo scrittore Isaacson, SpaceX però avrebbe stipulato accordi con gli Stati Uniti e l’Europa per fornire altre 100 mila nuove antenne paraboliche per l’Ucraina a inizio 2023, mantenendo quindi un ruolo di primaria importanza nel conflitto. L’obiettivo è lanciare in orbita oltre 30 mila Starlink per coprire quante più zone possibili. Per il momento, comunque, l’intenzione è stata congelata dalla Federal Communications Commission, che ne ha autorizzato come numero massimo 7500 e solo 4000 Starlink sono stati effettivamente lanciati, di cui 3704 pienamente funzionanti e in orbita stabile.