Volano parole forti in Argentina, dove prosegue la campagna elettorale di Javier Milei, candidato della destra radicale alle prossime presidenziali. Nel corso dei suoi ultimi convegni pubblici, in particolare, il cinquantaduenne di Buenos Aires si è scagliato direttamente contro il proprio connazionale più celebre al mondo, Papa Francesco, accusandolo di interferire in maniera diretta nella politica interna del Paese.
Milei ha utilizzato parole pesantissime per descrivere l’operato del Papa, definendolo come un “asino”, “un gesuita che promuove il comunismo”, “una persona nefasta, rappresentante del male nella casa di Dio”. Accuse chiaramente gravissime quelle lanciate dal candidato della destra locale, che non è sicuramente nuovo ad invettive di questo genere.
Milei rappresenterà “La Libertad Avanza”, gruppo che unisce i componenti più radicali della destra argentina: il cinquantaduenne ha vinto le primarie ottenendo quasi il 30% delle preferenze e, secondo gli addetti ai lavori, avrà ora ottime possibilità di aggiudicarsi le presidenziali di ottobre. A causa del suo carattere vulcanico e delle parole al veleno, utilizzate anche in occasioni pubbliche, è stato più volte definito come il “Donald Trump d’Argentina”. Naturalmente, le dichiarazioni al vetriolo con cui il candidato della destra radicale ha parlato di Papa Bergoglio non sono certo passate inosservate: le invettive del politico argentino, infatti, non hanno lasciato indifferente la stessa popolazione locale, in parte scioccata dinanzi la violenza verbale messa in mostra nei vari comizi elettorali.

Proprio per questo motivo, nella giornata di ieri, i parroci dei quartieri popolari e delle baraccopoli della capitale argentina hanno deciso di organizzare una messa, in difesa ed in sostegno del Santo Padre. La funzione è stata ospitata dalla parrocchia della Vergine di Caacupé, nella borgata 21-24 di Buenos Aires. “Il Papa è stato vittima di insulti indegni da parte di un candidato”, ha dichiarato José ‘Pepe’ Di Paola, uno dei sacerdoti più in vista delle periferie della capitale, “Il Santo Padre si è trasformato in un leader, come Gandhi, Mandela, Martin Luther King: trasmette valori che possono unire l’umanità, dobbiamo rendercene conto. Siamo felici di aver ospitato tutte queste persone, che, unite, hanno deciso di mostrare la propria vicinanza al Pontefice, dopo le dure accuse nei suoi confronti”.
Al termine della messa, alla quale ha partecipato anche il premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel, inoltre, è stato letto un documento firmato dal vescovo e vicario generale di Buenos Aires, Gustavo Carrara, e da 71 sacerdoti del movimento dei “curas villeros”. Con questo atto, i parroci delle borgate di Buenos Aires hanno voluto opporsi ad alcune idee politiche sostenute in questi mesi da Milei, spiegando: “40 anni dopo aver ripristinato la democrazia, è inaccettabile ipotizzare il ritorno ad una politica del “si salvi chi può”. Alcune dichiarazioni di Milei, in tal senso, rappresentano un attacco diretto alle radici della fede”.