“Per troppo tempo c’è stata la sensazione che nelle nostre comunità non fosse permesso diffondere inviti alla preghiera, – il sindaco Adams ha aperto la conferenza congiunta con il Community Affairs Bureau della Polizia newyorkese. – Oggi stiamo riducendo la burocrazia e d’ora in poi ci sarà più libertà nel vivere la propria fede a New York”. Sono state infatti annunciate le nuove linee guida per l’Adhan, la chiamata musulmana alla preghiera.
Secondo le nuove disposizioni che vogliono promuovere uno spirito di inclusività, le moschee non avranno più bisogno di richiedere permessi speciali per annunciare pubblicamente la preghiera ogni venerdì, fra le 12:30 e le 13:30, e all’ora del tramonto durante il Ramadan, osservato nel nono mese del calendario islamico.
Ci sarà inoltre sinergia fra le amministrazioni e le masjid per garantire sicurezza nei dispositivi
utilizzati per trasmettere l’Azan, che saranno impostati su livelli di decibel adeguati. I luoghi di culto possono trasmetterne fino a 10, rispetto al livello sonoro.
Il richiamo dei muezzin potrà simbolicamente creare un’eco, che non solo saprà unire Oriente e Occidente, ma rincorrersi fra le diverse aree cittadine in un incontro fra genti e culture differenti, mescolandosi, in quel background di esperienze e patrimonio intellettivo di una metropoli che ha messo fra le priorità l’integrazione.
Il loro canto solenne conduce idealmente alle piccole strade blu del Marocco, fra le sabbie dorate di un deserto egiziano, così come ai quartieri rossi yemeniti.
Anche se potrà confondersi fra i rumori del traffico, della hit di Jay-X diffusa ovunque, delle pubblicità di Time Square, il loro incitamento “Allah è grandissimo, non vi è alcun Dio all’infuori di Allah” servirà soprattutto a ricordare ai più distratti che la preghiera è uno dei cinque precetti dell’Islam.