In collaborazione con il dottore Giulio Formenti, research assistant Professor alla Rockefeller University, un’eccellenza nel cuore di Manhattan, e con il corso di Nuove Tecnologie dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, Marco Salvemini, professore associato in Genetica presso il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, che dirige il laboratorio di Genetica e Controllo degli Insetti Vettori, ha presentato il progetto “STOPTIGRE” che mira a rivoluzionare l’area di Procida: coinvolgendo la popolazione, il gruppo di esperti punta a raccogliere, studiare ed eradicare la zanzara Aedes albopictus dall’isola. Presenti all’incontro anche i rappresentanti dell’Università Alma Mater di Bologna, dell’Università Sapienza di Roma e il Console italiano Cesare Bieller.

Perché proprio questo tipo di zanzara?
“Non è il tipo che ci gira nell’orecchio quando andiamo a dormire, ma è quella attiva di giorno. È una specie particolarmente aggressiva ed è capace di adattarsi a qualsiasi ambiente. Proviene dal sud-est asiatico ed è arrivata in Campania intorno agli anni 2000. Purtroppo con il cambiamento climatico, questo tipo si sta diffondendo dappertutto e rischia di far partire degli episodi epidemici anche in zone dove non ci sono mai stati, per esempio in Europa o nel Nord America. Se l’insetto ha già punto una persona che era malata, trasferisce il virus al secondo individuo che punge.”
Come è partito il progetto?
“Nel 2015, abbiamo iniziato a studiare la zanzara e volevamo trovare un sistema che coinvolgesse la comunità locale nella nostra ricerca, in modo da raccogliere più facilmente le informazioni sull’insetto e su come combatterlo, cercando di avere un impatto il più sostenibile possibile. L’idea è evitare l’uso di pesticidi, che uccidono anche gli insetti fondamentali come le api, e combattere la zanzara con maschi che non possono riprodursi. Ci abbiamo già provato una volta, con successo: nel 2022, dopo alcuni mesi di preparazione, in soli 5 giorni abbiamo piazzato sull’isola 500 trappole che le persone hanno gestito per un intero anno. Con un’app, creata da noi, siamo riusciti a monitorare la situazione. Ma adesso vorremmo espandere il progetto e riuscire a eradicare la zanzara una volta per tutte.”

Perché coinvolgere anche la popolazione?
“Bisogna considerare che i gruppi di ricerca in Italia sono formati di solito da 5 o 6 persone e quindi studiare un’area ampia diventa molto difficile. Se la popolazione partecipasse attivamente al progetto, avremmo un’azione capillare sul territorio, che è fondamentale. Procida è l’esempio perfetto da cui partire perché una zona è circoscritta e, attraverso il passaparola, riusciremmo ad arrivare a tutti gli isolani in modo da non essere invasivi e insegnare loro come comportarsi. Infatti, avremmo bisogno di separare gli insetti maschi dalle femmine, che sono quelle che pungono.”
In pratica cosa vorreste fare?
“Vorremmo applicare la tecnica del maschio sterile. Quindi rilasciare sull’isola di Procida maschi della stessa specie che sono stati controllati e sterilizzati per arrivare al collasso della popolazione di insetti infestante. Le femmine si accoppieranno con i maschi sterili con una maggiore frequenza e deporranno delle uova sterili da cui non nascerà la nuova generazione. Si parla di milioni di zanzare a settimana che devono essere prodotte in apposite biofabbriche, quindi il passaggio è abbastanza complesso e invasivo. Anche perché stiamo ancora studiando i geni che determinano il sesso e avremmo bisogno dell’aiuto della popolazione per raccogliere i campioni da analizzare, riprodurre e finalmente diffonderli. Senza un coinvolgimento attivo, questo progetto non si potrebbe fare.”
È tanto ambizioso, quanto complesso.
“Sì e per fortuna collaboriamo anche con l’Accademia di Belle Arti di Napoli che ci sta aiutando a creare delle installazioni e delle opere d’arte che pubblicizzino la nostra ricerca scientifica. Sono gli stessi artisti che hanno ridisegnato i quartieri spagnoli a Napoli e che hanno spinto la comunità a curare questo posto. Perché è questo poi quello che rimane alla fine di un progetto del genere: le persone si uniscono e sono disposte a fare qualcosa per il bene comune. Se oggi è la zanzara, domani sarà la raccolta differenziata, e dopo domani un altro problema sanitario. Insomma qualsiasi problematica di natura sociale e ambientale, deve essere affrontata insieme utilizzando il valore scientifico con l’arte per coinvolgere la comunità.”
Ha in programma altri eventi qui a New York?
“Sicuramente torneremo presto per continuare le attività dell’Italian Academic Center, che si trova nella nuova sede del Cornell Tech su Roosevelt Island. Si tratta di uno spazio che la Federico II condivide con l’Università Alma Mater di Bologna e con l’Università Sapienza di Roma dove le eccellenze accademiche italiane incontrano startup e imprenditori americani interessati a investire in questo settore. Invece, sto lavorando con il professore Formenti e il direttore Erich Jarvis in uno dei laboratori della Rockefeller University per sequenziare il genoma di un altro insetto vettore. Il professor Javis coordina il progetto internazionale “Vertebrate Genomes Project”, che punta a sequenziare il genoma di tutte le specie di vertebrati a oggi note sulla Terra.”