Per Dylan Stone-Miller, 32 anni, è stata un’estate abbastanza intensa. Canada, Georgia, Connecticut. Ha percorso più di 15 mila km per conoscere quattordici dei suoi novantasei figli. è un viaggio iniziato tre anni fa per raggiungere e incontrare i frutti delle sue donazioni di sperma. Per quanto ammirevole possa sembrare, in realtà questo caso potrebbe aprire questioni molto delicate.
Nel 2020, Stone-Miller ha deciso di lasciare la sua carriera da programmatore di software dopo aver ricevuto inaspettatamente la foto di una delle sue figlie biologiche. Durante gli anni del college alla Georgia State University, infatti, si era iscritto alla banca di sperma Xytex per mantenersi: 100 dollari a donazione. Per il momento, sono novantasei le donazioni che il trentaduenne è riuscito a tracciare, anche se ancora con certezza non sa quanti figli potrebbe avere effettivamente.
Mosso dalla commozione e dal desiderio di conoscere la bambina di persona, il donatore ha aperto una gruppo Facebook con il numero di identità della banca del seme a cui apparteneva per contattare quante più persone possibili e trovare così altre famiglie. I genitori volontariamente hanno espresso il loro consenso e da lì Stone-Miller ha cominciato a viaggiare per gli Stati Uniti. Ma vorrebbe partecipare di più alla vita dei figli.
La perdita dell’anonimato e l’entrata in scena di una terza persona – che, fra l’altro, rivendica la paternità del figlio – all’interno della coppia di genitori causano non poche conseguenze. Oltre a rivalutare il concetto di famiglia tradizionale, i rapporti potrebbero incrinarsi, le aspettative essere deluse. Ma soprattutto a livello legale ed educativo, bisogna distinguere a chi spettano certi diritti e responsabilità.
Alcune delle famiglie a cui Stone-Miller ha fatto visita sono state contente di averlo incontrato, ma sono perplesse sul ruolo che il donatore potrebbe ricoprire nella vita dei figli. Altre, invece, non vogliono averci nulla a che fare proprio per non rovinare gli equilibri.