I Paesi BRICS – acronimo che identifica le economie emergenti di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – hanno raggiunto giovedì un accordo sull’allargamento della membership del gruppo ad altri sei Stati.
Le nazioni coinvolte saranno l’Arabia Saudita, l’Iran, l’Etiopia, l’Egitto, l’Argentina e gli Emirati Arabi Uniti – in una mossa volta ad aumentare l’influenza di un blocco anti-G7 a tutela del cosiddetto “Sud globale”. I nuovi candidati verranno ammessi ufficialmente il prossimo 1° gennaio 2024, secondo una dichiarazione rilasciata dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa al termine del 15° summit BRICS a Johannesburg.
Secondo le autorità sudafricane, più di 40 nazioni avrebbero manifestato interesse ad aderire al blocco e 22 avrebbero richiesto formalmente l’ammissione. A spingere per l’accoglimento di nuovi membri è stata soprattutto la Cina, che vede il raggruppamento BRICS come un valido strumento per estendere la propria sfera d’influenza e contrastare il rivale statunitense.
Il presidente Xi Jinping ha coerentemente salutato la mossa come “un nuovo capitolo nella collaborazione dei Paesi emergenti e in via di sviluppo” durante la conferenza stampa finale del summit.
I BRICS, che rappresentano il 40% della popolazione mondiale ma le cui economie divergono enormemente quanto a composizione e tasso di crescita, hanno l’obiettivo comune di creare un ordine mondiale che serva meglio i loro interessi e la loro crescente influenza – in palese opposizione alle istituzioni internazionali dominate dall’Occidente.
Il tema del summit di quest’anno è stato “I BRICS e l’Africa”, in un momento storico in cui il continente è tornato ad essere terra di conquista diplomatica con Washington, Pechino e Mosca che cercano di ampliare le proprie sfere d’influenza e proiettare il loro soft power (come dimostra la crisi nigerina).