Ad Atlanta, in Georgia, è cominciato il valzer della prigione. Personaggi famosi e meno famosi della sfera trumpiana entrano ed escono dal carcere dopo essere stati formalmente incriminati dal giudice Scott McAfee che a ognuno di loro ha letto i capi del rinvio a giudizio e poi ha rivolto la classica domanda: come si dichiara, colpevole o non colpevole?
Giovedì sarà la volta di Donald Trump. Con un suo post sulla sua piattaforma Truth ha annunciato che si costituirà con un giorno di anticipo alla data imposta dalla procuratrice distrettuale Fani Willis. L’ex presidente si presenterà nel carcere di Atlanta il giorno dopo che i suoi compagni di partito, che lo hanno sfidato alle primarie, terranno domani sera a Milwaukee un dibattito al quale Trump non ha voluto partecipare. Non sarà presente, ma di lui si parlerà per gran parte della serata.
Oggi hanno aperto le “danze” due dei 18 coimputati che si sono presentati con i loro avvocati nel carcere della contea di Fulton. Il primo è stato Scott Hall, che per una bizzarria del destino di mestiere fa l’assicuratore delle cauzioni degli imputati. Ha l’ufficio proprio accanto alla prigione, quasi casa e bottega. Era uno dei cacciatori dei brogli elettorali assoldato da Rudy Giuliani e Sidney Powell nella ricerca delle frodi. È accusato di aver cercato illegalmente di accedere alle macchine per il voto nella contea di Coffee, in Georgia, copiando poi su una chiavetta elettronica i dati degli elettori presi da una macchinetta per il voto “Dominion Voting System”. Per lui il Giudice Scott McAfee ha stabilito una cauzione di 10 mila dollari.
Poco dopo si è presentato in carcere l’avvocato e professore di legge alla Chapman Law Schoool, John Eastman, il “teorico” del complotto per ribaltare il risultato elettorale. È lui che sostiene che con i Grandi Elettori falsi il vicepresidente può annullare una elezione vera. Ha anticipato di un giorno il suo appuntamento con la giustizia perché venerdì dovrà comparire in un procedimento disciplinare davanti all’Ordine degli Avvocati della California che lo vuole radiare dall’albo. È stato rilasciato dopo aver versato una cauzione di 100 mila dollari. A lui il Giudice McAfee ha letto otto capi di imputazione. I suoi avvocati difensori hanno affermato che l’accusa “definisce la sua partecipazione come attività politica, ma non criminale”.

L’ex capo di gabinetto di Donald Trump, Mark Meadows, che è un altro dei coimputati, continua la sua battaglia per cercare di evitare di doversi costituire. Oggi i suoi avvocati hanno chiesto con urgenza alla corte federale della Georgia di stralciare l’incriminazione del loro assistito perché lui, quando lavorava per Trump, era un alto funzionario federale alle dipendenze del presidente e quindi il suo operato è protetto dalla legge federale. Hanno invocato la “Supremacy Clause” della Costituzione, una disposizione che protegge le leggi federali su quelle statali, e i trattati internazionali. Non è chiaro quando la corte federale darà una risposta, ma anche per lui la scadenza per costituirsi per ora resta venerdì prossimo a mezzogiorno.
Lungo la strada, fuori dal complesso giudiziario di Atlanta, dove prigione e tribunale sono collegati, c’è una specie di tendopoli con decine di giornalisti, operatori, tecnici del suono e assistenti in attesa di poter riprendere i visi più popolari che entrano ed escono dal carcere. Nelle prossime 72 ore tutti gli altri 17 imputati dovranno costituirsi e, dopo che sarà scattata la foto segnaletica e verranno prese le impronte digitali, sosteranno nella “gabbia”, il luogo di detenzione in tribunale in attesa di finire davanti al magistrato che leggerà i capi di imputazione e darà le disposizioni per il rilascio su cauzione.
Le clausole stabilite dal magistrato per concedere la libertà a Trump sono più restrittive di quelle decise per gli altri imputati. All’ex presidente è vietato utilizzare i social media per prendere di mira i suoi coimputati nonché eventuali testimoni o i 30 co-cospiratori non incriminati. L’ordine gli proibisce inoltre di comunicare “direttamente o indirettamente” sul caso con uno qualsiasi dei suoi coimputati o testimoni, se non attraverso i suoi avvocati.
Per ora nessuno degli imputati ha patteggiato. Trump si è rifiutato di aiutare economicamente i suoi ex consiglieri ed ex assistenti e per questo corre un grosso rischio. Molti di loro non sono in grado di sostenere le altissime spese legali per questa vicenda giudiziaria.
Jenna Ellis, un’ex avvocata di Trump che è tra gli imputati, ha chiesto perché il comitato di azione politica (PAC) MAGA Inc, il mega fondo che ha raccolto i contributi per Trump, non stia finanziando anche la sua difesa. Secondo il New York Times, il rischio c’è anche da parte di Rudy Giuliani. L’ex sindaco di New York, incriminato con 19 capi di imputazione, sarebbe pieno di debiti.
La città di Atlanta teme che ci possano essere violenze. La zona del complesso giudiziario è presidiata da giorni. Decine di auto della polizia sono parcheggiate davanti agli ingressi del tribunale. Le strade sono chiuse al traffico. La procura distrettuale è bombardata da messaggi minatori, così come l’ufficio dello sceriffo.
A Chicago, Tracy Fiorenza, di 41 anni, è stata arrestata per aver mandato mesi fa delle e-mail in cui minacciava la vita di Donald Trump e di suo figlio Barron. Il giudice Jeffrey Cummings ha detto a Fiorenza che sarà trasferita in Florida, dove sono state depositate le accuse. Domani pomeriggio ci sarà un’udienza per la convalida dell’ordine d’arresto.