Sì alla crociata contro il dollaro USA, no a una condanna dell’aggressione russa in Ucraina, nì all’espansione dell’organizzazione verso altre economie emergenti.
A meno di clamorose sorprese, sarà questo il canovaccio del 15° vertice dei Paesi BRICS appena apertosi a Johannesburg. In quanto padrone di casa, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha accolto in queste ore i suoi omologhi di Cina – Xi Jinping – e Brasile – Lula – oltre al premier indiano Narendra Modi e circa 50 altri leader, provenienti in prevalenza dall’Africa.
Il benvenuto più caloroso è stato riservato proprio al leader di Pechino, atterrato alla mezzanotte di martedì all’aeroporto internazionale OR Tambo di Johannesburg. Ad attenderlo non solo la South African National Defence Force ma anche una rappresentativa di artisti che si sono esibiti in uno spettacolo di canti e danze caratteristici del Paese.
Nessun comitato di accoglienza invece per il presidente russo Vladimir Putin, che ha deciso di rimanere a Mosca. Sull’inquilino del Cremlino pesa infatti un infamante mandato di arresto internazionale da parte della Corte penale internazionale per presunti crimini di guerra in Ucraina – malgrado una cattura in grande stile sarebbe stata del tutto improbabile. In ogni caso, meglio non rischiare, cosicché a rappresentare la Russia sarà piuttosto il ministro degli Esteri Sergej Lavrov.

I BRICS, che rappresentano il 40% della popolazione mondiale ma le cui economie divergono enormemente quanto a composizione e tasso di crescita, hanno l’obiettivo comune di creare un ordine mondiale che serva meglio i loro interessi e la loro crescente influenza – in palese opposizione al G-7 dominato dall’Occidente.
Il tema del summit di quest’anno è “I BRICS e l’Africa”, in un momento storico in cui il continente è tornato ad essere terra di conquista diplomatica con Stati Uniti, Cina e Russia che cercano di ampliare le proprie sfere d’influenza e proiettare il loro soft power (come dimostra la crisi nigerina).
Ramaphosa, leader di uno dei più importanti Stati africani, ha dichiarato che il Sudafrica “non si farà trascinare in una gara tra potenze globali”. Atteggiamento che si riflette direttamente sulla posizione sudafricana rispetto alla guerra in Ucraina. Nessuno dei Paesi BRICS ha sinora sposato la retorica dell’Occidente, che è di netta condanna dei presunti progetti espansionistici di Mosca. Anzi, alcuni di loro (Sudafrica e Cina) sono stati persino accusati di fornire armi alle truppe russe – circostanza che però i diretti interessati smentiscono categoricamente.

Al contempo, al vertice sudafricano potrebbero venire poste le basi per una sfida proprio al predominio occidentale-statunitense, attraverso lo sviluppo di una nuova valuta in grado di competere con il dollaro. Lo scopo è quello di smarcarsi dal più immediato strumento di “egemonia americana”, attualmente utilizzato nel 90% delle transazioni valutarie globali.
Il piano dei BRICS di istituire una valuta di riserva globale sostenuta dall’oro era stato anticipato da Putin nel vertice del 2022. Secondo gli esperti, tuttavia, si tratta di un proposito di assai difficile realizzazione, dal momento che le economie dei Paesi coinvolti sono appunto estremamente diverse. Un punto di arrivo più probabile pare invece un graduale smarcamento collettivo dal dollaro a vantaggio delle valute nazionali, su tutte lo yuan cinese, per i pagamenti transfrontalieri.
L’ipotesi incontra anche i favori dell’India. In un’intervista rilasciata lunedì, il segretario agli Esteri di Nuova Delhi, Vinay Mohan Kwatra, ha sminuito la possibilità che i BRICS possano formare una moneta comune, sostenendo che sarà piuttosto necessario promuovere sempre di più le varie monete nazionali.
Infine, a tenere banco all’incontro di quest’anno sarà anche la proposta di allargamento del blocco. Almeno 40 Paesi – tra cui Iran, Arabia Saudita, Bangladesh e Argentina – avrebbero infatti mostrato interesse a partecipare al consesso. Sul punto c’è una netta divisione tra chi, come la Cina, vuole espandere rapidamente l’adesione al blocco per rafforzare la propria influenza – e chi, come l’India, preferisce che i BRICS rimangano nella loro composizione attuale.
Una risposta più o meno definitiva dovrebbe arrivare proprio al termine del meeting di Johannesburg, e sarà fondamentale per capire anche quali siano i rapporti di forza tra le due nazioni più popolose del mondo.