La banca svizzera Ubs ha raggiunto un accordo con la giustizia statunitense per archiviare, in cambio del pagamento di 1,45 miliardi di dollari, le accuse di frode civile relative alla vendita di prodotti finanziari tossici “subprime” alla base della crisi finanziaria del 2008.
In un comunicato, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha dichiarato che l’accordo pone fine alle ultime cause intentate dopo la crisi, raccogliendo più di 36 miliardi di dollari da una ventina di banche, agenzie di rating e istituti di prestito. In una nota stampa separata che annunciava l’accordo, relativo ad azioni intraprese nel 2006-2007, la banca svizzera ha dichiarato che la somma era già stata interamente prevista nei suoi bilanci. Il procedimento è stato avviato nel novembre 2018 dalle autorità giudiziarie statunitensi, a seguito di un’indagine condotta da un gruppo ad hoc all’interno dei tribunali sulla condotta di banche e altre entità e sul loro ruolo nella progettazione e vendita di titoli garantiti da ipoteca (Rmbs).
Gli Rmbs sono titoli finanziari garantiti da mutui ipotecari a rischio che le grandi banche hanno venduto a grandi investitori e ad altre istituzioni finanziarie di piccole e medie dimensioni. Le inadempienze delle famiglie che hanno contratto i mutui hanno portato a oneri e accantonamenti a cascata nel settore finanziario globale e, in ultima analisi, alla crisi del 2008.
La denuncia delle autorità statunitensi accusava Ubs di aver “consapevolmente rilasciato dichiarazioni false e fuorvianti agli acquirenti” di questi prodotti finanziari e di aver “commesso frode ai danni degli investitori in relazione alla vendita di 40 Rmbs nel 2006 e 2007”.
Oltre a Ubs, il ministero ha inoltre perseguito Ally Financial, Aurora Loan Services, Bank of America, Barclays, Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, General Electric, Goldman Sachs, Hsbc, JPMorgan, Moody’s, Morgan Stanley, Nomura, Royal Bank of Scotland, Standard&Poor’s, Société Générale e Wells Fargo.