Si era finto un poliziotto sotto copertura, mostrando all’ignara vittima addirittura un distintivo falso. C’è voluto però poco prima che il 29enne Negasi Zuberi rivelasse la sua vera natura di predatore sessuale. L’uomo avrebbe infatti ammanettato la donna mani e piedi, caricandola su un furgone per poi stuprarla e rinchiuderla in una prigione di fortuna ricavata in un garage di Klamath Falls, nell’Oregon.
Per sua fortuna, la giovane è riuscita a scappare grazie a un momento di distrazione del rapitore, avvisando immediatamente la polizia. All’arrivo degli agenti l’uomo si era già dato alla fuga, ma ad arrestarlo dopo meno di 24 ore è stata la polizia di Reno, in Nevada.
Zuberi è ora accusato di rapimento e stupro – capi d’imputazione federali che potrebbero costargli l’ergastolo.

L’incontro della vittima con il suo carnefice sarebbe avvenuto nella notte del 15 luglio lungo l’Aurora Avenue di Seattle, strada nota per la rilevante presenza di prostitute.
Dopo essersi finto un agente di polizia, Zuberi avrebbe puntato contro di lei una pistola taser e, dopo un lungo viaggio fino in Oregon intervallata da uno stop per stuprarla, l’avrebbe condotta in una cella di cemento con una porta di sbarre metalliche, avvisandola che sarebbe uscito per sbrigare delle pratiche.
Per mettersi in salvo, si legge nei documenti del tribunale, la donna è riuscita a scardinare una porta di metallo, lacerandosi le mani a sangue, in quanto spinta dalla consapevolezza che in quella cella ci sarebbe altrimenti morta.
Due agenti della Nevada State Patrol hanno rintracciato Zuberi in un parcheggio di Walmart a Reno il giorno successivo – sorprendendolo nella sua auto in compagnia del figlio e della moglie. Dopo essersi rifiutato di scendere dall’auto e aver cercato di distruggere il suo telefono (oltre ad essersi fatto dei piccoli tagli sul corpo), alla fine Zuberi si è arreso ed è stato trasportato alla più vicina stazione di polizia.
Eppure secondo gli inquirenti il caso ‘a lieto fine’ della donna sarebbe solo la punta dell’iceberg di una carriera criminale ben più collaudata: l’FBI ha ragione di credere che ci siano infatti altre possibili vittime in almeno 10 Stati USA. Si tratta nello specifico dei luoghi in cui il sospettato avrebbe vissuto dal 2016 ad oggi – California, Washington, Oregon, Colorado, Utah, Florida, New York, New Jersey, Alabama e Nevada – facendosi chiamare anche Sakima, Justin Hyche e Justin Kouassi.
Oltre alla forza bruta, l’uomo potrebbe aver studiato anche altri metodi per vincere la resistenza delle sue vittime, tra cui mettere dei sedativi nei loro drink. “Zuberi è collegato ad almeno quattro aggressioni sessuali in almeno quattro Stati. Crediamo che ci possano essere altre vittime”, ha detto l’FBI, che nel frattempo ha realizzato intanto un sito web chiedendo a chiunque ritenga di essere stato una vittima di farsi avanti.