Continua senza esclusione di colpi la “guerra del grano” tra Russia e Ucraina – un capitolo sempre più rilevante del conflitto, dopo che a metà luglio Mosca ha deciso di ritirarsi da un accordo mediato dall’ONU che per circa un anno ha consentito l’export dei cereali ucraini da tre porti del Mar Nero.
Mercoledì mattina i droni russi hanno colpito la regione costiera di Odessa, provocando un massiccio incendio alle infrastrutture portuali utilizzate per l’esportazione di grano. Non si tratta di uno strike isolato: nelle ultime due settimane – quelle successive appunto al ritiro dall’accordo – si contano infatti decine di attacchi missilistici russi contro il porto di Odessa e altri snodi fluviali della regione, utilizzati da Kyiv come canali alternativi per spedire i propri prodotti alimentari ai numerosi importatori in Europa (tra cui l’Italia), Medio Oriente e Nordafrica.
Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale ucraino, ha riferito che gli attacchi si sono concentrati sulla città di Izmail, localizzata sul fiume Danubio e a circa 80 km dal confine con la Romania (Paese membro della NATO). Secondo le autorità di Kyiv, in poche ore sarebbero state danneggiate circa 40.000 tonnellate di grano stipate nelle strutture di stoccaggio e destinate a essere spedite in Cina, Israele e Paesi africani.

Negli ultimi nove giorni Mosca ha colpito 26 strutture portuali, cinque navi civili e 180.000 tonnellate di grano – minacciando al contempo che qualsiasi nave diretta ai porti marittimi ucraini nel Mar Nero sarà considerata “come potenziali obiettivi militari”.
“I terroristi russi hanno ancora una volta preso di mira i porti, le strutture per il grano e la sicurezza alimentare globale”, ha scritto mercoledì mattina su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, aggiungendo che “il mondo è chiamato a rispondere”. Il presidente rumeno Klaus Iohannis ha invece definito gli attacchi russi alle infrastrutture vicino al confine come “inaccettabili crimini di guerra”.
Gli strike contro le infrastrutture ucraine hanno avuto rilevanti effetti sui mercati internazionali, facendo lievitare i prezzi del grano i circa il 3% e quelli del mais di quasi il 2%.
Nella notte i russi hanno bersagliato anche la capitale Kyiv – dove però tutti e 10 i droni Shahed lanciati da Mosca sono stati intercettati, danneggiando parzialmente un grattacielo non residenziale, secondo quanto dichiarato da Serhii Popko, capo dell’amministrazione comunale.
Nel frattempo, in una conversazione telefonica tenutasi mercoledì, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha cercato di persuadere il suo omologo russo Vladimir Putin a tornare sui suoi passi e riapplicare l’accordo faticosamente mediato da ONU e Ankara la scorsa estate. La situazione attuale, ha spiegato Erdogan, “non giova a nessuno” e contribuisce solo ad alzare la tensione tra Mosca e Kyiv – laddove il patto rappresenta un “ponte per la pace”.
La presidenza turca ha contestualmente confermato che Putin si recherà presto in visita in Turchia, forse già ad agosto.