Un tribunale federale ha respinto la causa per diffamazione da 475 milioni di dollari intentata da Donald Trump contro la CNN, in cui l’ex presidente sosteneva che, bollando come “grande menzogna” le affermazioni sulla sua presunta vittoria alle elezioni del 2020, il network televisivo lo stesse implicitamente paragonando ad Adolf Hitler.
Il giudice Raag Singhal ha emesso una decisione nella tarda serata di venerdì, ritenendo che le dichiarazioni della CNN erano basate sulle opinioni e non sui fatti e non potevano quindi essere alla base di una causa per diffamazione.
“Le dichiarazioni della CNN, pur essendo ripugnanti, non sono state, per legge, diffamatorie”, ha scritto Singhal, nominato da Trump nel 2019 e che siede nella corte federale di Fort Lauderdale, in Florida, vicino alla casa di Trump nel suo resort di Mar-a-Lago.
In una dichiarazione, un portavoce di Trump ha affermato di essere “d’accordo con le conclusioni del giudice altamente rispettato che le dichiarazioni della CNN sul presidente Trump siano ripugnanti”, aggiungendo che la CNN “sarà ritenuta responsabile per l’ingiusto maltrattamento del presidente Trump e dei suoi sostenitori”.
La denuncia, presentata nell’ottobre 2022, citava cinque occasioni in cui la CNN aveva trasmesso o pubblicato notizie o commenti che facevano riferimento alle teorie di Trump sulle elezioni del 2020 come alla sua “grande bugia” (big lie) – termine che spesso viene impiegata anche per descrivere le tattiche di propaganda utilizzate dal regime nazista.
La formulazione, secondo l’accusa, costituiva “uno sforzo deliberato da parte della CNN per propagandare al suo pubblico un’associazione tra il querelante e una delle figure più ripugnanti della storia moderna”.
Singhal ha invece ribattuto che il semplice uso dell’espressione “grande menzogna” non è sufficiente per dare origine a una vera e propria connotazione.