Per effetto anche di molte pressioni americane ed europee, solo 17 leader africani si sono presentati al summit di San Pietroburgo organizzato da Putin.
C’erano però in prima fila Egitto e Sudafrica, al vertice sullo sviluppo e la cooperazione che doveva durare due giorni ma si è prolungato a tre per consentire a tutti di esprimere posizioni e riserve sul nuovo blocco imposto da Mosca al corridoio mondiale del grano. Una rotta che parte dall’Ucraina e dal Mar Nero con i cargo in realtà già riempiti, ma minacciati di venir affondati dalle navi da guerra russe se alzeranno l’àncora.
Putin è furioso per la scarsa partecipazione che avrebbe dovuto legittimarlo sul piano internazionale, nonostante la guerra di aggressione vada avanti da oltre 500 giorni. Il presidente russo ribalta però le carte e vuol giocare la parte della vittima, accusando Kiev di aver boicottato il piano impedendo nell’immediatezza a Mosca di ricevere i suoi compensi causa le sanzioni che coinvolgono le banche internazionali soggette a restrizioni e ritardi nei pagamenti verso il Cremlino.
Putin allora, accusando l’occidente, promette di offrire ai paesi africani più poveri grano a prezzo di mercato calmierato, se non addirittura gratuitamente nei casi più estremi, purché non rispettino i vari embargo dell’Onu.
Sui granai ucraini pieni e invenduti, di fronte alle minacce russe che confermano di affondare tutti i mercantili che lasceranno i porti senza autorizzazioni, si gioca la cinica battaglia per la sopravvivenza delle popolazioni africane colpite da fame e siccità, ma anche la difficile premessa per individuare le condizioni per un cessate il fuoco. Una condizione però in questo momento tuttavia impensabile, dopo all’avvio della controffensiva ucraina che non solo sta usando le bombe a grappolo Usa, ma ha fatto arrivare (forse non per errore) almeno due missili nel centro di due città russe.
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Il segretario generale dell’Onu Guterres sta mantenendo aperti tutti i canali, soprattutto con la Turchia, per evitare che lo stop alle forniture e al trasporto del grano non sia solo una sospensione, ma diventi permanente. Da San Pietroburgo, il piccolo mastino di Putin, l’ex presidente Medvedev, è tornato a tuonare che il mandato di cattura della corte internazionale di giustizia verso il suo boss e attuale presidente della Russia “mette a rischio la pace mondiale“ e di questo patto di Roma la Russia non farà mai parte.
Al summit di san Pietroburgo, tuttavia, il Cremlino ha annunciato che il turbolento Mali sarà un paese chiave nella regione ed è già pronto a rinsaldare forti intese di collaborazione bilaterale con Mosca.
Ma se per ora l’Africa rimane piuttosto lontana dagli interessi diretti americani, nonostante diversi paesi siano ricchi di minerali rari indispensabili all’industria dei chip, questo continente (soprattutto il suo nord) potrebbe rappresentare gli interessi strategici anche italiani nel mediterraneo, e questo sia Biden che Meloni lo hanno messo nero su bianco nel loro primo vertice a Washington.
Il vero gigante in agguato però è la Cina: fu lei la prima a portare investimenti e infrastrutture e il presidente Xi guarda attento alle mosse di Putin per non vedersi sottrarre terreno in quella che ormai non è solo la “via della seta”, ma la corsa di Pechino verso la leadership dell’economia mondiale.
Affinché nessuno, né Putin né gli Usa né lEuropa, possano mai dire “la mia Africa”.