Leslie Van Houten, ex componente della “Manson family” che nel 1969 terrorizzò Los Angeles eseguendo gli efferati ordini di Charles Manson, è stata liberata dal carcere con la condizionale dopo aver scontato 53 anni di detenzione, secondo quanto dichiarato dal suo avvocato.
Martedì la 73enne ha lasciato la prigione di Corona, nel sud della California, e si è trasferita in un centro di riabilitazione in una località riservata, dove rimarrà per un anno, ha dichiarato la legale Nancy Tetreault.
Le basi per l’uscita dal penitenziario erano state poste lo scorso venerdì dal governatore della California Gavin Newsom, che aveva dichiarato che avrebbe rinunciato a negarle la libertà condizionata. A maggio, infatti, una corte d’appello californiana aveva stabilito che la donna fosse idonea alla scarcerazione nonostante la condanna all’ergastolo.
Van Houten diventa così il primo membro della famigerata “Family” a ricevere la libertà vigilata in seguito alle condanne per sette omicidi compiuti in altrettanti notti nell’agosto 1969. All’epoca dei fatti, la donna aveva appena 19 anni – la più giovane tra i seguaci di Manson.
Nello specifico, Van Houten è stata condannata per aver accoltellato mortalmente il proprietario di un negozio d’alimentari, Leno LaBianca, assieme alla moglie Rosemary nella loro casa di Los Angeles il 10 agosto 1969. La notte precedente, alcuni membri della setta di Manson avevano fatto irruzione nella casa dell’attrice Sharon Tate e del regista Roman Polanski, che in quel momento era in Europa. Tate, che aveva 26 anni ed era incinta di otto mesi, fu trucidata insieme a quattro amici della coppia.