I procuratori federali di Manhattan hanno accusato il presidente di un think tank statunitense di essere un agente segreto cinese e di aver tentato di negoziare la vendita di armi e petrolio iraniano, in spregio alle sanzioni attualmente in vigore contro Teheran.
Il 57enne americano-israeliano Gal Luft, condirettore dell’Institute for the Analysis of Global Security a Washington, è inoltre accusato di aver assunto e pagato un ex alto funzionario del Governo federale nel 2016 per conto di Pechino, senza tuttavia registrarsi legalmente come agente straniero. L’ex funzionario corrotto – di cui l’accusa non ha fatto il nome – sarebbe stato all’epoca consigliere del presidente Donald Trump e avrebbe ricevuto pressioni da Luft per promuovere misure che favorissero la Cina.
Secondo la procura, Luft avrebbe inoltre mediato un accordo per la vendita di armi da parte di aziende cinesi a Paesi come Libia, Emirati Arabi Uniti e Kenya – nonostante la mancanza di una licenza per farlo, che è invece richiesta dalla legge statunitense. L’uomo è infine accusato di aver organizzato incontri tra funzionari iraniani e una società energetica cinese per discutere di accordi petroliferi.
Luft ha smentito su Twitter le accuse, affermando che le accuse contro di lui siano politicamente motivate: “Il Dipartimento di Giustizia sta cercando di seppellirmi per proteggere Joe, Jim e Hunter Biden” (Luft sostiene infatti di essere in possesso di informazioni scottanti sul conto del figlio del presidente).
Il sospettato era stato arrestato lo scorso febbraio a Cipro su mandato di cattura statunitense, ma era riuscito a fuggire dopo essere stato rilasciato su cauzione in attesa dell’estradizione. Al momento l’uomo risulta latitante.