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Caso La Russa: la difesa del padre, il silenzio di Meloni e l’altra grana Santanché-Delmastro

Per il governo Meloni tanti i problemi da risolvere. Per il paese necessaria l'educazione al consenso.

Alessandra QuattrocchibyAlessandra Quattrocchi
Caso La Russa: la difesa del padre, il silenzio di Meloni e l’altra grana Santanché-Delmastro

Ignazio La Russa con il figlio Leonardo Apache La Russa

Time: 7 mins read

Sarebbe successo tutto nella notte fra il 18 e il 19 maggio: la presunta vittima, 22 anni, accusa di stupro un ragazzo della Milano bene, molto bene. Si chiama Leonardo Apache La Russa, ha 19 anni, è un aspirante trapper, e come i fratelli, ha un middle name che rende omaggio ai nativi americani, simbolo di coraggio e libertà per il padre, il presidente del Senato della Repubblica, Ignazio la Russa.

La notizia della denuncia è esplosa dalla cronaca giudiziaria del Corriere della Sera, che da diversi giorni continua a estrarre dal cappello nuovi dettagli sulla vicenda. I fatti noti: la ragazza riferisce di essere andata in discoteca la sera del 18, di aver incontrato Leonardo La Russa, che aveva conosciuto al liceo, il quale le avrebbe offerto un drink; dopo di che, dice, non ricorda più nulla fin quando non si è svegliata nuda in un letto accanto al giovane, che avrebbe risposto alle sue domande raccontandole di un rapporto sessuale non solo con lui ma con un altro giovane, dj alla discoteca. La ragazza ha capito di essere in casa La Russa perché ha visto apparire brevemente il presidente del Senato che vedendola a letto, si è ritirato; ha chiesto i suoi vestiti che erano al piano di sotto ed è andata via (afferma che il giovane La Russa avrebbe anche preteso un bacio per lasciarla uscire). In tutto ciò aveva inviato vari whatsapp alle amiche; la madre l’ha accompagnata alla clinica Mangiagalli dove le hanno riscontrato due ecchimosi e la positività alla cocaina (consumata per sua ammissione prima di andare in discoteca), alla cannabis e alle benzodiazepine, ansiolitici che in alcuni casi vengono classificati fra le cosiddette “droghe da stupro”, cioè che rendono incapaci di intendere; ma la ragazza dichiara di aver assunto volontariamente anche uno Xanax, che fa parte delle benzodiazepine.

Leonardo La Russa in seguito alla denuncia è stato iscritto d’ufficio nel registro degli indagati, ma l’inchiesta è ancora tutta da costruire e verificare. Ci sono diversi elementi che ne fanno però un caso politico e molto rilevante per la società italiana.

Intanto, la vicenda richiama irresistibilmente quella che ha coinvolto Ciro Grillo, figlio del comico e fondatore del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo. Nel 2019, Ciro Grillo e tre suoi amici avrebbero violentato due ragazze nella villa in Sardegna del padre, in Costa Smeralda.  Il processo è ancora in corso (i tempi della giustizia italiana sono notoriamente geologici); degna di nota fu però la reazione di Beppe Grillo, affidata a uno dei suoi strumenti preferiti, il video sui social. “Perché non li avete arrestati subito? Ce li avrei portati io in galera, a calci nel culo. Perché vi siete resi conto che non è vero niente, non c’è stato alcuno stupro. Una persona che viene stuprata la mattina, al pomeriggio va in kitesurf e dopo otto giorni fa la denuncia… Vi è sembrato strano. Bene, è strano. Se non avete arrestato mio figlio, arrestate me perché ci vado io in galera” urlava il comico-politico battendo i pugni sul tavolo.

Beppe Grillo nella sua difesa video del figlio Ciro

Anche in questo caso è arrivata la reazione del padre. Ignazio La Russa l’ha affidata a una nota stampa, ma i termini usati sono parsi inappropriati al suo ruolo. “Dopo averlo a lungo interrogato ho la certezza che mio figlio non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante” ha affermato (ma non spetta ai padri compiere le indagini preliminari). E ancora: “Lascia oggettivamente molti dubbi il racconto di una ragazza che, per sua stessa ammissione, aveva consumato cocaina prima di incontrare mio figlio. Un episodio di cui Leonardo non era a conoscenza. Una sostanza che lo stesso Leonardo sono certo non ha mai consumato in vita sua. Di sicuro lascia molti interrogativi una denuncia presentata dopo quaranta giorni dall’avvocato estensore che occupa questo tempo “per rimettere insieme i fatti”.

La segretaria del maggiore partito d’opposizione, il Partito Democratico, spesso accusata di non essere abbastanza visibile o abbastanza presente, questa volta ha reagito con indignazione: Elly Schlein ha parlato di “vittimizzazione”, aggiungendo “Vorrei sapere dov’è Giorgia Meloni e perché non esce dal suo silenzio assumendosi le sue responsabilità. Vorrei sapere cosa ne pensa di un presidente del Senato che avalla l’idea che le donne che denunciano più tardi non meritino di essere credute”. Ma come si evince dalle innumerevoli reazioni sui social (molte delle quali ricalcano le argomentazioni di La Russa padre), in Italia c’è ancora un gigantesco problema culturale sul concetto di “consenso” al rapporto sessuale, un consenso che è indispensabile – a prescindere da questo singolo caso, su cui appunto tutto è ancora da indagare – perché non si scivoli nello stupro, e che non dipende dalle droghe che hai consumato o dal tipo di vita che fai o dalla tua moralità.

Ignazio La Russa peraltro nella nota conferma di aver incontrato in casa sua la giovane che “appariva assolutamente tranquilla. Altrettanto sicura è la forte reprimenda rivolta da me a mio figlio per aver portato in casa nostra una ragazza con cui non aveva un rapporto consolidato. Non mi sento di muovergli alcun altro rimprovero”.  Secondo l’avvocato della ragazza, si tratta “di un assist” che fa di La Russa un testimone chiave.

Per comprendere l’impatto politico bisogna ricordare che Ignazio Benito Maria La Russa oggi come presidente del Senato è la seconda carica dello Stato; se qualcosa accadesse al presidente della Repubblica, toccherebbe a lui andare al Quirinale e fare da garante dell’equilibrio dei poteri e dei valori costituzionali. La Russa nasce nel 1947 a Catania, avvocato di formazione, ha sempre fatto politica dal 1971 quando fu militante e poi dirigente del Fronte della Gioventù, il reparto giovanile del Movimento Sociale Italiano (dopo la guerra erede ideale del partito fascista).

Parlamentare di lungo corso, ministro della Difesa nel governo Berlusconi IV, ha attraversato tutte le mutazioni della Repubblica e del MSI. Fondò nel 2012 Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni e Guido Crosetto (oggi ministro della Difesa). A casa tiene una statuetta di Mussolini e vari altri reperti di epoca fascista, per motivi affettivi, dichiara: erano di suo padre Antonino, già segretario del partito fascista a Paternò e dopo la guerra parlamentare nel MSI dagli anni Settanta fino al 1992 (ebbe quattro figli; ai due maschi nati dopo la guerra, Ignazio Benito e Romano, diede nomi che rendevano omaggio alla famiglia Mussolini).

Come tutti gli esponenti di Fratelli d’Italia, il presidente del Senato ribadisce spesso che i legami col mondo della dittatura sono stati recisi da molti anni, minimizzando lo spirito goliardico che lo spinge a battute come quella sull’opportunità, in epoca di distanziamento Covid di ricorrere al saluto romano (il braccio teso fascista) invece che alla stretta di mano. Altre dichiarazioni sono forse più delicate: cosa proverebbe se scoprisse che un suo figlio è gay, gli hanno chiesto di recente in una trasmissione tv? “Dico la verità, accetterei con dispiacere la notizia, ma la accetterei, perché credo che una persona eterosessuale come me voglia che il figlio gli somigli. Però se non mi assomiglia pazienza; è come se fosse milanista”; La Russa è tifoso dell’Inter e il calcio, si sa, in Italia è una cosa seria. Come tutto il partito – ma anche come tutti i moderati di ogni partito – si era schierato contro l’adozione delle coppie gay (che infatti non figura nella legge sulle “unioni civili”, la versione annacquata per omosessuali del matrimonio votata dal Parlamento nel 2016 dopo molti anni di aspri dibattiti).

Se i giudici apriranno un procedimento giudiziario contro Leonardo La Russa, la posizione del padre a capo della Camera Alta sarebbe scottante e un altro problema giudiziario, forse il più grosso per eco mediatica, per il governo di Giorgia Meloni. Ma non l’unico.

Ci sono altri due casi che agitano le acque e rendono tesissimi i rapporti fra l’esecutivo e la magistratura. Il primo riguarda la ministra del turismo Daniela Santanché, anche lei di Fratelli d’Italia, indagata dalla procura di Milano per bancarotta e falso in bilancio relativi al gruppo editoriale Visibilia, che aveva fondato e di cui è rimasta socia di maggioranza e amministratrice fino al 2022. La notizia dell’indagine è emersa da una trasmissione televisiva, Report. Santanché – che, incidentalmente, è anche madrina di Leonardo Apache La Russa – ha parlato di “una campagna d’odio” anche perché sosteneva di non sapere di essere indagata.

Daniela Santanché in Senato sul caso Visibilia 5 July 2023. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

L’altro caso riguarda il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro (anche lui di Fratelli d’Italia) indagato per rivelazione del segreto d’ufficio relativo alla dibattutissima vicenda di Alfredo Cospito (un anarchico detenuto con il ‘carcere duro’ del cosiddetto 41bis, in sciopero della fame per sei mesi fino allo scorso aprile). Cosa è successo? Un altro deputato di FdI, Giovanni Donzelli, in un discorso alla Camera aveva riferito di alcune conversazioni avvenute in carcere fra Cospito e due membri della criminalità organizzata. Conversazioni di cui non avrebbe potuto essere a conoscenza; e infatti, aveva poi dichiarato, gli erano state riferite appunto dal sottosegretario Delmastro. La procura di Roma ha aperto un’inchiesta, ma il 6 luglio ha chiesto l’archiviazione del caso. E invece la giudice per le indagini preliminari ha deciso altrimenti, procedendo per ‘imputazione coatta’ del sottosegretario.

Andrea Delmastro Delle Vedove
ANSA/FABIO FRUSTACI

La notizia deve aver colmato la misura per il governo di Giorgia Meloni che ha reagito con violenza verbale, ma ‘ufficiosa’: ha diramato cioè non un comunicato stampa, ma una cosiddetta ‘velina’, una dichiarazione attribuita a ‘fonti di Palazzo Chigi’, di solito trasmessa per via telefonica alle agenzie di stampa. “Non è consueto” dicevano le fonti “che la parte pubblica chieda l’archiviazione e il giudice per le indagini preliminari imponga che si avvii il giudizio” né è consueto che una ministra apprenda di essere indagata dai giornali. Inoltre “quando questo interessa due esponenti del governo in carica è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee” del 2024.

L’accusa – oltretutto ufficiosa – ai magistrati di usare il loro ruolo per fare pesantemente attività politica ha scatenato reazioni indignate sia dagli organi giudiziari sia dall’opposizione. Ma a rendere tesi i rapporti fra magistratura (uno dei tre poteri dello Stato, in Italia completamente indipendente dal governo) ed esecutivo Meloni c’era già la riforma della giustizia che, approvata dal consiglio dei Ministri, è all’esame del Parlamento: il disegno di legge del ministro Nordio prevede fra l’altro l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, una stretta sulla pubblicazione e sull’utilizzo nei processi delle intercettazioni (per alcuni una norma bavaglio; le intercettazioni spesso finiscono sui giornali) e alcune misure a tutela dell’indagato nelle informazioni di garanzia (il provvedimento con cui si comunica a una persona di essere sotto inchiesta).

Questo il clima in cui è piombata la vicenda del presunto stupro, che riguarda sì La Russa figlio, ma nella casa del padre, ed è foriera di molti altri possibili imbarazzi. Il caso è ancora tutto da costruire e verificare, sui social impazzano i commenti – inclusi quelli di chi accusa la ragazza di aver sporto denuncia 40 giorni dopo i fatti. Ma la legge prevede un anno di tempo; e del resto moltissime donne – la grande maggioranza secondo le statistiche – sapendo a quale linciaggio vanno incontro, il coraggio di denunciare non lo trovano mai.

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Alessandra Quattrocchi

Alessandra Quattrocchi

Giornalista e scrittrice, si occupa di politica nazionale e internazionale, cultura, società lingua e letteratura Alessandra Quattrocchi is a journalist, essayist, videomaker and storyteller. She deals mainly in politics, literature and the arts.

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