Manca ancora qualche anno agli attesissimi Mondiali americani del 2026, ma in California si sta già disputando un’altra Coppa del Mondo – quella dei senza fissa dimora.
La Homeless World Cup, arrivata alla sua 18esima edizione (la prima post-Covid), quest’anno si svolge infatti sui campi della California State University a Sacramento. Rivolta esclusivamente ai senzatetto o a coloro che sono stati ospitati in strutture di cura negli ultimi due anni, la competizione a 40 squadre è organizzata a cadenza quasi-annuale dalla Homeless World Cup Foundation, che ha leghe partner in tutto il mondo con più di 100.000 giocatori – circa 500 dei quali si sono qualificati per la fase finale nel Golden State dall’8 al 15 luglio.
“Il calcio è una forza unificante, è incredibilmente potente e a mio avviso e, più in generale, ha davvero un grande potere per affrontare alcuni dei problemi più gravi del mondo”, ha dichiarato Mel Young, cofondatore della Homeless World Cup Foundation, il cui scopo è offrire supporto agli atleti senzatetto e di cercare di cancellare lo stigma della mancanza di una casa.
È la prima volta che la Coppa del Mondo per Senzatetto – sia maschile che femminile – si svolge negli Stati Uniti. Le squadre sono composte da quattro giocatori per parte, su un terreno più simile a un campo da tennis che a un normale campo da calcio, per una durata complessiva di 15 minuti per incontro.
I pronostici vedono il Messico tra i principali favoriti, assieme a Cile e Portogallo. La nazionale centroamericana vanta il maggior numero di successi nella competizione (4) e ha vinto le ultime due edizioni (entrambe contro il Cile). Attenzione però anche al Brasile – che è a quota 3 titoli e a caccia del quarto – e all’Italia – che ha vinto le edizioni disputatesi nel 2004 e nel 2005.