È di almeno 10 morti e 100 feriti il bilancio dell’escalation delle ultime ore in Cisgiordania tra esercito israeliano e militanti palestinesi, dopo i massicci attacchi lanciati tra domenica e lunedì dalle truppe di Tsahal nell’affollato campo profughi di Jenin.
In un’apparente ritorsione per i raid israeliani, martedì altre otto persone sono rimaste ferite in un attacco terroristico a Tel Aviv – dove un automobilista si è schiantato a tutta velocità contro i pedoni in un complesso commerciale ed è poi sceso dal veicolo per accoltellare i passanti. I miliziani islamisti di Hamas hanno rivendicato l’attacco, sostenendo che si tratta di una rappresaglia per i fatti di Jenin.

La tre-giorni di raid in Cisgiordania è stata giustificata da Tel Aviv come un metodo per evitare che Jenin continuasse ad essere un “rifugio sicuro” per i militanti palestinesi. Le truppe hanno colpito le “infrastrutture terroristiche”, tra cui un centro di “comando e controllo” dei militanti, nonché siti di produzione di armi ed esplosivi. Si tratta della più grande operazione militare in Cisgiordania da più di 20 anni.
“Negli ultimi mesi, Jenin è diventata un rifugio sicuro per i terroristi. I terroristi hanno perpetrato attacchi selvaggi, uccidendo civili israeliani, uomini, donne e bambini, tutti i bambini che sono riusciti a trovare”, ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante un evento dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme lunedì sera.
Alcuni filmati amatoriali mostrano una fitta coltre di fumo coprire il campo profughi e strade devastate dagli israeliani per disinnescare gli ordigni esplosivi improvvisati. Secondo i funzionari palestinesi, migliaia di persone sono state costrette a lasciare le loro abitazioni nel campo profughi durante la notte dopo che le strutture elettriche e idriche sono state gravemente interrotte.
Dura la reazione delle autorità palestinesi. Il presidente di Ramallah, Mahmoud Abbas, ha definito l’operazione militare israeliana su larga scala “un nuovo crimine di guerra”, mentre l’Egitto ha definito l’incursione israeliana un atto di “aggressione”.
Il gruppo militante Hamas ha invece invitato tutte le sue cellule in Cisgiordania e a Gerusalemme per colpire Israele “con tutti i mezzi disponibili”.