Controffensiva legale di Donald Trump che cita in tribunale la scrittrice e giornalista E Jean Carroll per diffamazione sostenendo che la donna lo ha falsamente accusato di stupro dal momento che la giuria del processo civile, che lo ha condannato per averla diffamata ed aggredita sessualmente, non ha determinato se si trattò di stupro quando Trump, negli anni Novanta, assalì la donna nei camerini di un grande magazzino newyorkese.
Una storia giudiziaria un po’ tortuosa perché lo stupro è punito dalla legge penale e Trump, invece, è stato condannato da un tribunale civile. Questo perché scaduti i termini per la denuncia penale E Jean Carroll aveva citato in giudizio l’ex presidente dopo che lo Stato di New York aveva approvato l’Adult Survivors Act, un provvedimento della durata di un anno che dava la facoltà alle vittime di abusi sessuali di poter citare in giudizio chiedendo il risarcimento dei danni le persone che in passato le avevano aggredite sessualmente anche se i termini per la denuncia penale erano scaduti. Così, a fine processo, Trump è stato condannato al risarcimento del danno per gli abusi sessuali, ma non è stato condannato per lo stupro.
La mossa di Trump arriva dopo che Carroll, alla quale l’ex presidente deve pagare 5 milioni di danni decisi dalla giuria lo scorso maggio, ha denunciato una seconda volta il tycoon per diffamazione, per le parole che l’ex presidente ha usato contro di lei pronunciate dopo la sentenza, chiedendo altri 5 milioni.
Da parte sua Trump – che ha fatto anche ricorso contro la sentenza di condanna – chiede che la donna ritratti le accuse di stupro per le quali non è stato condannato.

Nell’atto di citazione presentato dagli avvocati dell’ex presidente alla corte federale di Manhattan viene riportata un’intervista in cui Carroll ha dichiarato che Trump l’ha violentata. La giuria il mese scorso ha affermato che Trump era responsabile per aver abusato sessualmente della donna ma, poiché si trattava di un procedimento civile per risarcimento danni, e per quelle penali erano scaduti i termini le accuse di violenza carnale non erano state incluse. Il giorno dopo il verdetto di colpevolezza Trump era comparso in una trasmissione della Cnn affermando che la donna si era inventata tutto. Gli avvocati della Carroll si rivolsero nuovamente al magistrato che raddoppiò la penalizzazione portandola da 5 a 10 milioni di dollari.
In una dichiarazione, l’avvocato di Carroll, Roberta A. Kaplan, ha definito l’atto di citazione di Trump “nient’altro che il suo ultimo tentativo di ritardare i pagamenti per ciò che una giuria lo ha già condannato”.
“È un tirchio figlio di p…ana” grida l’ex governatore del New Jersey Chris Christie accusando l’ex presidente di essere un taccagno bravo solo ad usare i soldi degli altri. Christie nelle settimane scorse si è candidato alle primarie repubblicane per cercare la nomina del partito alle presidenziali del prossimo anno. Nei giorni scorsi Trump lo aveva chiamato “il ciccione del New Jersey”. “Adopera i soldi della sua campagna elettorale – dice Christie – per pagare le sue grane giudiziarie”.

Una campagna di insulti questa dell’ex governatore che secondo i sondaggi gli sta dando ragione perché ora è il terzo dei candidati con il 9% delle preferenze, dopo Trump che ha il 47%, inseguito dal governatore della Florida Ron De Santis a 13%. E ben oltre il vicepresidente Mike Pence fermo al 4% e dall’ambasciatrice all’Onu Nikki Haley al 3%.
L’ex presidente continua a perdere le battaglie in tribunale. Oggi il giudice federale al quale i suoi avvocati si erano rivolti per cercare di spostare il processo in cui è stato incriminato per i pagamenti in nero alla pornoattrice Stormy Daniels, ha respinto la richiesta.
I legali avevano chiesto che il procedimento venisse giudicato in una corte federale anziché dal tribunale penale di New York. A marzo l’ex presidente dovrà affrontare questo processo per il quale è stato incriminato per la falsificazione di documenti aziendali relativi ai pagamenti in contanti effettuati durante la campagna del 2016.
È stato incriminato a Miami con l’accusa federale di aver infranto la legge dozzine di volte conservando e nascondendo documenti governativi top-secret nella sua casa in Florida dopo la fine della sua presidenza. Ed è sotto inchiesta rispettivamente nella contea di Fulton, in Georgia, e a Washington DC, per i tentativi per cercare di ribaltare i risultati delle elezioni presidenziali del 2020 e per il suo coinvolgimento nelle attività che hanno portato al tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021.