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June 23, 2023
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Hunter Biden patteggia con gli inquirenti. Per i repubblicani è un “accordo d’amore”

Ieri i parlamentari del Gop hanno rilasciato la testimonianza di due informatori dell'IRS

Massimo JausbyMassimo Jaus
Smirnov, ex talpa FBI che provò a incastrare Biden, resta in carcere

Hunter Biden - ANSA/EPA/TOLGA AKMEN

Time: 4 mins read

L’accordo raggiunto tra Hunter Biden e gli inquirenti federali nell’ambito dell’inchiesta per i reati fiscali e per possesso irregolare di un’arma ha mandato i repubblicani su tutte le furie. Il figlio del presidente, alla fine del prossimo mese, comparirà davanti al magistrato e si dichiarerà colpevole di due reati fiscali minori relativi al mancato pagamento di tasse per il 2017 e 2018, per una somma totale di circa 1,2 milioni di dollari. L’altro reato per il quale si dichiarerà colpevole è il possesso illegale di un’arma acquistata nel 2018, nonostante i suoi problemi di dipendenza da droghe che gli avrebbero, se dichiarati, impedito di possederla.

I repubblicani hanno definito il patteggiamento un “accordo d’amore” e un altro esempio di un “sistema giudiziario a due livelli” che va a rilento con i democratici ed è accelerato con i repubblicani, rilanciando le accuse al Dipartimento della Giustizia che si presta ad essere usato da democratici come arma politica per favorire o contrastare i nemici del partito. 

Ieri i parlamentari del Gop hanno rilasciato la testimonianza di due informatori dell’IRS i quali affermano che il Dipartimento di Giustizia ha interferito con le loro indagini su Hunter Biden. Accuse che il Dipartimento di Giustizia ha immediatamente negato.

Jason Smith – wikimedia

Su proposta del parlamentare repubblicano Jason Smith, membro della Commissione House Ways and Means, è stata divulgata la testimonianza al Congresso di due ex agenti dell’IRS che hanno lavorato all’indagine federale sulle tasse del figlio del presidente e sui rapporti commerciali che aveva con l’estero.

“Gli informatori hanno affermato che il Dipartimento di Giustizia è ripetutamente intervenuto e abbia effettuato una campagna di protezione per il figlio del presidente ritardando, divulgando e negando le indagini sui presunti crimini fiscali di Hunter Biden”, ha detto ai giornalisti Jason Smith.

Nella testimonianza i due informatori, Greg Shapley e un altro agente dell’IRS che non è stato identificato – hanno raccontato “delle indagini a passo di lumaca” e la lentezza delle azioni giudiziarie mesi prima delle elezioni. Ma non è chiaro se si sia trattato di un disaccordo interno tra gli inquirenti federali del Dipartimento della Giustizia e di quelli dell’Agenzia americana delle Entrate sul modo in cui portare avanti le indagini, o se, invece, siano state interferenze volute per rallentare il passo della giustizia. Una regola non scritta del Department Of Justice vuole che i pubblici ministeri prestino attenzione nell’accusare i casi con potenziali sfumature politiche nel periodo delle elezioni, per evitare ogni possibile influenza sull’esito.

Il primo informatore dell’IRS, Shapley, si è fatto avanti ad aprile quando il suo avvocato ha contattato il senatore repubblicano Chuck Grassley dell’Iowa per dire che il suo cliente aveva informazioni sulle interferenze nell’indagine penale su Hunter Biden. In una testimonianza di ore, Shapley ha descritto diversi ostacoli che lui e molti altri agenti dell’IRS assegnati al caso hanno dovuto affrontare quando hanno cercato di intervistare testimoni o cercare prove. Nella sua testimonianza Shapley descrive la guerra burocratica tra la sua squadra all’IRS e il Dipartimento di Giustizia, con “funzionari del DOJ” che trascinavano i piedi per approvare i passaggi investigativi.

Una delle accuse principali di Shapley è che il suo team riteneva che il governo avrebbe dovuto intentare la causa contro Biden a Washington, DC e in California per non aver pagato le tasse sui compensi ricevuti per diversi anni, ma che il Dipartimento di Giustizia non lo avrebbe permesso.

In risposta il Dipartimento di Giustizia ha ribadito che Weiss ha sempre avuto “piena autorità sulla vicenda, inclusa la responsabilità di decidere dove, quando e se sporgere denuncia come ritiene opportuno. Non ha bisogno di ulteriore approvazione per farlo”.

William Barr – wikimedia

Il secondo informatore dell’IRS, che ha chiesto al comitato di mantenere segreta la sua identità, ha descritto le sue persistenti frustrazioni per il modo in cui è stato gestito il caso Hunter Biden, avviato dall’amministrazione Trump quando il Department of Justice era alla guida di William Barr. Ha detto di aver avviato le indagini su Hunter Biden nel 2015 e di aver approfondito la sua vita e le sue finanze.

Il testimone ha affermato di essere stato escluso dalle indagini nell’ottobre 2022 e informato della decisione da funzionari dell’IRS, ma ritiene che la sua rimozione sia stata effettivamente ordinata da funzionari del Dipartimento di Giustizia. Non ha fornito alcuna prova del caso, citando invece ciò a cui aveva assistito nel suo ufficio mentre premeva per accelerare le fasi investigative e come il suo supervisore, Greg Shapley, fosse stato rimosso contemporaneamente dalle indagini.

I due informatori hanno anche affermato che un socio in affari di Hunter Biden avrebbe detto all’FBI, ma non a loro, che Joe Biden si era fermato ad almeno un incontro di lavoro organizzato dal figlio con alcuni investitori cinesi e che questo fatto abbia impedito un mandato di perquisizione nella casa di Joe Biden. 

Tanto fumo accusatorio, ma per ora, oltre ai “sentito dire” e “mi è stato detto” di prove tangibili sul coinvolgimento del presidente sugli affari del figlio non ne sono saltate fuori.  

I democratici si sono opposti alla gestione della testimonianza da parte della commissione, osservando che i due inquirenti dell’Internal Revenue Serrvice che hanno testimoniato alla Commissione parlamentare sono solo una minima parte dei numerosi investigatori e funzionari coinvolti nel caso Hunter Biden. Hanno suggerito che sono necessarie più testimonianze per avere il panorama completo della vicenda. E hanno affermato che sono favorevoli al rilascio dell’intera documentazione una volta concluse le indagini e non di rilasciare solo parte delle testimonianze scelte dai repubblicani senza possibilità di contraddittorio. Tutti i Democratici nel panel si sono opposti alla divulgazione della testimonianza dei informatori, evidenziando come il partito repubblicano stia ora cercando di mettere in cattiva luce l’ufficio delle tasse dopo che a dicembre ha rilasciato i documenti fiscali di Trump.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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