Dovrebbero essere oltre 500 i migranti deceduti a causa del tragico naufragio avvenuto nei pressi delle coste greche, a qualche chilometro dalla regione peloponnesiaca. Una stima che si basa sulle valutazioni della guardia costiera locale e sui racconti dei soli 104 sopravvissuti presenti sul barcone. Tutte le persone che affollavano la stiva, in condizioni indicibili, sono andate a fondo con la nave, senza aver alcuna possibilità di salvarsi. Tra queste, vi erano oltre cento bambini.
Dopo ore ed ore di incessante lavoro, iniziato nella nottata di ieri, sono stati recuperati soltanto 78 corpi. Tra la serata di oggi ed il prossimo fine settimana, i superstiti verranno trasferiti in un accampamento nei pressi di Atene. Stando a quanto riportato dalle autorità nazionali, nessuno dei profughi a bordo indossava il giubbotto di salvataggio.
«Queste morti non sono tragicamente inaspettate», ha dichiarato Daniel Gorevan, Senior Advocacy Advisor di Save the Children, «Gli Stati membri hanno fatto di tutto per chiudere tutte le rotte ai bambini e alle loro famiglie in cerca di sicurezza in Europa. Spesso l’unica opzione di queste persone, è intraprendere viaggi pericolosi in barca, e tragedie come questo affondamento ne sono l’inevitabile tragico risultato». Gorevan ha inoltre aggiunto: «Il fatto che le persone continuino a morire nel Mediterraneo dovrebbe essere un campanello d’allarme per i governi e le istituzioni dell’UE, che stanno attualmente negoziando il Patto sulla migrazione e l’asilo, che rischia di raddoppiare l’approccio di deterrenza e contenimento alle frontiere dell’Unione. In questo modo c’è il serio rischio di rendere il Mar Mediterraneo la rotta migratoria più letale del mondo».

Nel frattempo, mentre le Ong accusano Atene di non aver avviato tempestivamente le operazioni di salvataggio, oggi le autorità hanno arrestato undici persone, indicate dai migranti superstiti come scafisti. Stando alle prime indiscrezione, sembrerebbe che la maggior parte delle vittime, salpate dalla Libia, fossero originarie di Siria, Egitto e Pakistan.
In Europa, ora, c’è il timore che episodi simili possano ripetersi con maggiore frequenza. In particolare, preoccupa non poco il difficile momento che stanno attraversando alcuni stati africani, in particolar modo quello tunisino. Proprio per questo motivo, il Ministro della difesa della Repubblica Italiana, Guido Crosetto, ha lanciato un appello al governo statunitense, invitandolo ad intervenire prima che la situazione possa degenerare.
Si teme, infatti, un ipotetico boom di partenze dalle coste della Tunisia, con decine di migliaia di migranti pronti a salpare, a bordo dei barconi, verso i paesi dell’UE. Un mancato aiuto da parte dell’occidente, inoltre, stando a quanto dichiarato dal ministro italiano, potrebbe consegnare la Tunisia, e non solo, ad alcune potenze straniere. Questo, sarà sicuramente uno dei temi più caldi del prossimo vertice NATO, in programma il prossimo mese a Vilnius.