Allarme dirottamento di una nave turca davanti al golfo di Napoli. Migranti armati che sequestrano il cargo ma intervengono i nostri Marò. Tutto finisce bene, anche troppo.
Come si poteva resistere a una storia così? Una nave turca al largo di Napoli, un comandante che lancia l’allarme, si teme un sequestro, un dirottamento. Scatta l’operazione dei reparti speciali della nostra marina. Gli elicotteri, le corde, il commando che neutralizza gli assalitori, operazione fulminea. É lo stesso ministro della difesa a dare la notizia, prima in diretta dalla masseria pugliese di Vespa interrompe il suo intervento e dice: “Quindici clandestini hanno preso il controllo di una nave turca al largo di Napoli, sequestrando 22 membri dell’equipaggio. Sono intervenute le nostre forze speciali. Ora va liberato l’equipaggio e messa in sicurezza la nave”. Poi twitta: “Tutto è andato bene, i dirottatori sono stati catturati. Complimenti ai ragazzi del San Marco”. Infine si aggiunge al plauso per l’operazione speciale anche il capo del governo Meloni.
Nel frattempo arrivano i video dell’intervento, girati dall’alto, girati da dentro. I nostri marò che ispezionano la stiva, si muovono tra i containers, perlustrano la sala motori. Sembra un film, un po’ di serie B per la verità, ma tanto basta. Ed ecco allora i titoli sui giornali: “Cargo sequestrato dai migranti”, “Blitz della marina”, “Nave liberata dai marò”, “Intervengono le forze speciali”.

Diciamo la verità: era una storia perfetta. Elicotteri, superbravi (e lo sono davvero) che si calano con le corde, operazione rapida e senza quasi danni per nessuno. Però. Però. Sono bastati i primi accertamenti e i primi interrogatori per capire che qualcosa non tornava. Dirottamento? Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina? Alla fine nessun indagato per questi reati, dice la Procura incaricata del caso. Solo due coltelli e un taglierino trovati (che possono essere usati in tanti modi – ricordiamo noi – anche non per far male ma difendersi, per esempio). Gli immigrati che si erano nascosti, interrogati dicono “avevamo paura di essere rimpatriati”.
Il comandante, interrogato anche lui, dice di aver visto due uomini che cercavano senza riuscirci di entrare nella sala macchine, per questo lancia l’allarme. E così scatta l’operazione che più che sventare un assalto, cerca e trova i disperati, siriani, afgani, iracheni, che si erano nascosti sull’imbarcazione. Ma il drammatico sequestro, il pericoloso dirottamento svanisce in poche ore nella notte. La nave turca e già ripartita. I migranti, tredici uomini e due donne, sono stati portati in un centro di accoglienza, quattro in ospedale, tra cui una donna incinta, tre denunciati per coltelli e taglierino, niente di più.
Ora toccherà alla procura di Napoli decidere che fare di questa storia, ma toccherà anche a noi giornalisti spiegare quei titoli e quei resoconti. Basterebbe dire: “la fretta scusate”. Ma è ancora più semplice fare finta di niente, non spiegare e andare avanti perché un immigrato, soprattutto oggi, é un potenziale criminale di default. Salvo prova contraria da scrivere in piccolo. E poi oggi è la festa nazionale della nostra Marina Militare, perché rovinarla.