“La guerra in Ucraina, come mai prima d’ora, ha dimostrato l’unità dell’Ue nella difesa dei suoi valori fondanti, andando oltre le priorità nazionali dei singoli Paesi. Questa unità sarà cruciale negli anni a venire”. Così Mario Draghi ha scelto di iniziare il discorso al MIT di Boston, dove ha ricevuto il premio Miriam Pozen.
Per Draghi, l’unità sarà determinante soprattutto quando bisognerà “ridisegnare l’Unione per accogliere al suo interno l’Ucraina, i Paesi balcanici e i Paesi dell’Europa orientale, così come nell’organizzare un sistema di difesa europeo complementare alla Nato”.
Secondo l’ex premier, “le conseguenze geopolitiche di un conflitto prolungato al confine orientale dell’Europa sono molto significative”, perciò l’Europa dovrà essere disposta a rafforzare le proprie capacità di difesa, favorendo l’annessione alla NATO proprio dell’Ucraina.
In questo scenario, ha detto l’ex premier, “le banche centrali devono essere molto attente al loro impatto sulla crescita, in modo da evitare inutili sofferenze. Ma il compito ricadrà principalmente sui governi, che dovranno ridisegnare le politiche fiscali in questo nuovo contesto di tassi alti, bassa crescita potenziale e debiti pubblici elevati”.
Gli esecutivi, ha spiegato Draghi, “dovranno imparare a vivere in un mondo in cui lo spazio fiscale non è infinito, come sembrava essere quando i tassi di crescita superavano di parecchio i costi di indebitamento”. Questo quadro, però, potrebbe cambiare radicalmente nel caso in cui “un’ondata di potenti innovazioni, come l’intelligenza artificiale, dovesse scuotere il mondo e aumentare la crescita globale”.