Un G7 lontano geograficamente, ma con una posizione comune e solida sull’Ucraina. La scelta di Joe Biden di consentire l’addestramento dei piloti ucraini che potranno pilotare gli f+F-16 quando verranno consegnati a Kiev da paesi alleati e il faccia a faccia che oggi tutti i leader avranno con Zelensky da poco sbarcato in Giappone segna lo snodo di questo vertice delle economie mondiali che di fatto è diventato un vertice di guerra.
L’America ritrova compatti gli alleati, è pronta a mettere nel piatto altri 350 milioni di dollari in armamenti, ma soprattutto la decisione di non bloccare l’invio dei super caccia da combattimento per contrastare lo strapotere aereo dei russi aggressori è il vero marchio di questo summit di Hiroshima che si svolge mentre Xi Jinping cerca di aggregare altri paesi asiatici in funzione anti-americana.
Il messaggio però molto chiaro che arriva a Pechino, di fronte anche ad un risveglio militare del Giappone, è quello di far sapere ai cinesi che la coalizione anti-Putin e anti guerra è di fatto internazionale anche se non tutti i paesi applicano le sanzioni e continuano tacitamente e sottobanco a fare affari non solo energetici con Mosca e rimarrà solida “per tutto il tempo necessario” fino a quando la guerra non sarà finita. Con la presenza del segretario generale dell’Onu Guterres e dei presidenti di India e Cina, non poteva esserci un consesso più vasto e potente per alzare la voce con Mosca senza tagliare i rapporti diplomatici e indicare la via più breve possibile e meno sanguinosa verso un cessate il fuoco e un negoziato.
Tocca a Xi a questo punto scegliere: un ruolo di paciere internazionale in un mondo sempre più globale o diventare un totale ed esclusivo alleato militare russo col rischio di bipolarizzare il globo mettendo a rischio anche la potenza economica di Pechino molto più interessato a rimanere la seconda e forse presto prima potenza mondiale insieme agli Usa, piuttosto che un paese visto come ostile dall’intero bacino asiatico e a volte sleale concorrente in Africa e Medio Oriente.
Ma un messaggio chiaro lo riporta a Kiev anche Zelensky: la guerra non può durare all’infinito e lui non potrà proseguire in eterno con la controffensiva che sembra non essere ancora partita nella sua totalità. L’invio degli F-16 infatti richiede mesi e coinvolge forti rischi di escalation, anche se i caccia di Kiev non bombarderanno il territorio russo ma molto probabilmente le zone ucraine occupate dai russi compresa la Crimea.
Dal Giappone, insomma, invece che un peace plan potrebbe uscire anche una scaletta per un “war plan” a termine, che non dovrebbe necessariamente arrivare fino alla fine dell’anno, ma forse a tarda estate se le cancellerie internazionali dal Sud Africa al Brasile, dall’India al Venezuela, saranno in grado di esercitare una sorta di pressione a tenaglia su Putin, consapevole che anche i suoi problemi interni legati al malcontento nazionale potrebbero crescere invece di ridursi.
A margine dei lavori del G7 a Hiroshima, Joe Biden si è avvicinato alla premier italiana Giorgia Meloni. Il presidente degli Stati Uniti le ha stretto la mano e l’ha abbracciata, esprimendole parole di sostegno, solidarietà e conforto per le vittime dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna.
Il gesto è arrivato poco prima che Meloni decidesse di anticipare in serata (intorno alle 23 ora giapponese) la conferenza stampa con i giornalisti prevista alla fine del G7, così da poter rientrare prima in Italia per seguire da vicino gli sviluppi della situazione che ha già provocato oltre 25,000 sfollati e 15 morti.
A rivolgere le condoglianze per le vittime dell’alluvione sono stati, oltre a Biden, anche il presidente francese Macron, il primo ministro canadese Trudeau e quello giapponese Kishida, insieme al presidente del Consiglio Ue Michel.