Tre agenti dell’Fbi ai quali l’agenzia federale ha recentemente revocato le credenziali di sicurezza sono comparsi davanti a una sottocommissione della Commissione Giustizia della Camera creata dai repubblicani per indagare sull’uso politico del sistema investigativo-giudiziario.
I tre hanno testimoniato per denunciare abusi e soprusi da parte del Federal Bureau of Investigation nei loro confronti. Si ritengono vittime per aver messo in dubbio la ricostruzione ufficiale dell’assalto al Campidoglio e per le successive indagini per arrestare quanti avevano preso parte all’assalto. Affermazioni contestate dai dirigenti dell’Fbi che sostengono invece che i provvedimenti disciplinari nei loro casi erano stati presi per il modo in cui si relazionavano con i colleghi o per il modo in cui avevano condotto le indagini o per la loro dimostrata prevenzione contro le minoranze.
Il congressman Jim Jordan, uno dei pretoriani più fedeli all’ex presidente Donald Trump, che presiede la Commissione Giustizia della Camera, nel suo tentativo di screditare gli inquirenti federali che stanno svolgendo le indagini su Donald Trump sia per i suoi tentativi di ribaltare il risultato elettorale delle elezioni presidenziali del 2020, sia per i documenti top secret che l’ex presidente aveva nascosto nella sua residenza a Mar A Lago, cerca di dimostrare alle audizioni di questa sottocommissione che gli inquirenti federali sono diventati un’arma dei democratici e che quindi le loro indagini sono “politiche”.

Garret O’Boyle, Steve Friend e Marcus Allen hanno parlato davanti ai parlamentari che indagano sul presunto uso della Giustizia come arma politica. Marcus Allen è uno specialista delle operazioni dell’FBI, Garret O’Boyle e Steve Friend e agenti speciali dell’FBI. I tre agenti dell’FBI che hanno denunciato le presunte irregolarità, sono stati al centro di provvedimenti disciplinari da parte dell’agenzia federale sia per le loro simpatie mostrate per le frange più estremiste del partito repubblicano difendendo il tentativo insurrezionale del 6 gennaio, sia per aver cercato di insabbiare indagini su alcune persone indagate per l’asalto. Marcus Allen lavorava nell’ufficio di Charlotte, ha affermato che l’FBI si è vendicato contro di lui perché ha messo in dubbio la versione ufficiale dell’assalto al campidoglio. Allen ha affermato che alcuni degli istigatori dell’assalto erano agenti dell’Fbi e che l’agenzzia federale ha le videoregistrazioni del loro operato.
Christopher Dunham, vicedirettore dell’FBI, aveva detto nei giorni scorsi che Marcus Allen ha cercato di convincere i suoi colleghi dell’FBI che il tentativo insurrezionale era stato orchestrato dal governo.
Allen avrebbe inoltre insabbiato una indagine su uno degli estremisti che presero d’assalto il Campidoglio spingendo l’FBI a chiudere il caso. “Sono stato oggetto di ritorsione perché ho inoltrato informazioni ai miei superiori e ad altri che mettevano in dubbio la narrazione ufficiale degli eventi del 6 gennaio”, ha detto Allen durante l’udienza.
Un altro testimone – l’ex agente speciale dell’FBI di Jacksonville, Florida, Stephen Friend – ha ammesso di essersi rifiutato di partecipare a qualsiasi caso relativo al 6 gennaio, in parte perché pensava che alcuni degli arrestati fossero innocenti e che avrebbero dovuto affrontare giurie prevenute a Washington.
Interrogati dal parlamentare democratico Daniel Goldman Steve Friend e Garrett O’Boyle, hanno entrambi ammesso di aver ricevuto pagamenti da Kash Patel, un ex funzionario dell’amministrazione Trump. I Democratici del Comitato avevano precedentemente evidenziato la loro connessione con alcuni assistenti di Trump, Friend ora lavora per il Center for Renewing America, un think tank guidato dall’ex direttore del budget di Trump Russell Vought.
Dopo l’udienza, i testimoni hanno stretto la mano a Micki Witthoeft, madre di Ashli Babbitt, la donna uccisa al Campidoglio, che Trump ha descritto come un martire. Witthoeft è stata una presenza costante alle udienze della Camera e è stata più volte ricevuta dallo speaker della Camera Kevin McCarthy.