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May 8, 2023
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I migranti abbandonati a loro stessi al confine con gli USA, sperando di entrare

Nelle ultime settimane gli agenti del CBP, il Custom and Board Patrol, hanno rimandato oltre il confine circa 30.000 persone

Massimo JausbyMassimo Jaus

Migrants walk along the Rio Bravo in Juarez City, at the border between Mexico and the US, 20 December 2022 ANSA/EPA/Luis Torres

Time: 4 mins read

Migliaia di persone sono accampate in Messico lungo il confine con gli Stati Uniti. Vorrebbero entrare dopo che giovedì scadrà il Title 42, le restrizioni imposte a causa della pandemia dal governo federale. 

Accampati fuori dal confine e accampati nelle strade di El Paso e di Brownsville, in attesa di poter andare in qualche città degli States che li ospiti per poter vivere. Per ora sono negli Stati Uniti, ma abbandonati a loro stessi.

El Paso, che è la città più a nord del Texas e Brownsville, che è quella più a sud, entrambe attraversate dal Rio Grande, sono distanti circa 850 miglia, quasi mille e 400 chilometri.  E hanno una singolarità, sono due città statunitensi che dall’altra parte del fiume hanno città messicane. El Paso ha di fronte Ciudad Juarez, Brownsville, Matamoros. I ponti sul fiume, che una volta le collegavano, ora le separano.

Nelle ultime settimane gli agenti del CBP, il Custom and Board Patrol, hanno rimandato oltre il confine circa 30.000 migranti. Gran parte gente fuggita da Haiti Cuba, Honduras e dal Venezuela.

“Siamo pronti – ha detto la settimana scorsa il segretario alla Homeland Security, Alejandro Mayorkas parlando a Brownsville – ci aspettiamo un numero record di richieste di ingresso. E quello che stiamo facendo è pianificare questa situazione”. Mayorkas ha anche sottolineato che la situazione al confine è “estremamente difficile”.

E ieri la città di Brownsville è stata protagonista della morte di 8 immigrati e il ferimento di altre 10 persone, investiti da un SUV. Non si sa per ora se si sia trattato di un tragico incidente o se sia stato un atto deliberato di un folle xenofobo.

Migrants warm up near a campfire next to the Rio Bravo (Rio Grande) as seen from Ciudad Juarez, Mexico – ANSA/EPA/Luis Torres

Con la scadenza tra tre giorni del Title 42 la Casa Bianca ha imposto anche una serie di norme per limitare l’ingresso legale, ma ha anche creato centri in altri Paesi dove è possibile fare la richiesta per entrare legalmente ed è stata offerta la possibilità di emigrare anche in altre nazioni come Canada e Spagna. Decisioni criticate dai gruppi per i diritti degli immigrati che le paragonano a quelle imposte dell’allora presidente Donald Trump e che inevitabilmente nelle prossime settimane finiranno in tribunale. 

A complicare la già difficile situazione ci si sono messi gli Stati gestiti dalle amministrazioni repubblicane che oltre che chiedere la chiusura delle frontiere vogliono rimpatriare anche quanti hanno ottenuto il permesso di soggiorno ma non sanno dove andare. 

Negli ultimi mesi l’Homeland Security ha aumentato i voli per riportare nei paesi originari quanti sono entrati illegalmente. Ma questi voli funzionano solo per i paesi che accettano di riprendere i loro cittadini. Il Venezuela, così come Cuba, non li accetta. E se i migranti sono entrati illegalmente restano nel limbo immigratorio americano a tempo indefinito. La settimana scorsa è stato fatto un accordo con il Messico che si farebbe carico degli immigrati illegali negli Stati Uniti che non possono rientrare nel loro paese, ma l’accordo per ora non è operativo.

In Texas, il governatore repubblicano Greg Abbott ha detto ieri che sta schierando squadre “tattiche” della Guardia Nazionale. Abbott, che per anni ha accusato l’amministrazione Biden di non fare abbastanza al confine, ha anche affermato che “molte altre migliaia” di migranti nei prossimi giorni saranno trasferiti verso città santuario in altri Stati. 

La gestione delle frontiere e dei centri di smistamento dove vengono ospitati gli immigrati sono gestite dal governo federale. Poiché non c’è più spazio in questi centri una volta che gli immigrati vengono accettati vengono anche “abbandonati” a loro stessi. Non sono illegali, e quindi possono rimanere negli Stati Uniti, ma non sanno dove andare. E si sono accampati per le strade di El Paso e Brownsville sperando di trovare presto un posto dove poter vivere. 

Il governo federale finanzia le organizzazioni private e i comuni che assistono i migranti. Venerdì l’amministrazione ha annunciato che 332 milioni di dollari sono stati erogati a 35 municipalità e organizzazioni di servizi. Ma i singoli Stati lungo il confine non ricevono un centesimo e questo manda in bestia i governatori repubblicani che si “vendicano” spedendo autobus dopo autobus nelle città santuario.

 A El Paso, circa 2.200 migranti sono attualmente accampati o vivono per strada a pochi isolati dai punti di ingresso che collegano El Paso con la città messicana di Juárez. La città è pronta ad aprire rifugi la prossima settimana in due edifici scolastici vuoti e in un centro civico. Il sindaco di El Paso, Oscar Leeser, ha stimato che tra i 10.000 e i 12.000 migranti si trovano “dall’altra parte del ponte” in attesa di poter entrare negli Stati Uniti.  Il problema non ricade solo sulle città di confine. New York City sta cercando di capire dove saranno alloggiati tutti i richiedenti asilo in arrivo. La città prevede che 800 migranti arriveranno ogni giorno dopo la scadenza del Titolo 42. Cinque autobus sono arrivati venerdì dal Texas con a bordo uomini, donne e famiglie. Per ora sono stati sistemati presso l’ex accademia di polizia. Il sindaco Eric Adams sta ora valutando una serie di possibili soluzioni tra cui palestre nei college locali, scuole pubbliche, tende nei parchi pubblici come Central Park e Prospect Park e parcheggi a Citi Field. C’è persino una proposta per l’ammodernamento di hangar per aerei inutilizzati all’aeroporto Kennedy.

Venerdì il sindaco ha annunciato che il comune avrebbe iniziato a pagare alloggi in due località suburbane, due hotel, uno a Orange Lake, nella contea di Orange e uno a Orangeburg, nella contea di Rockland. Entrambe le contee sono scese sul piede di guerra contro il sindaco Adams. 

 Ed Day, responsabile della contea di Rockland, ha respinto il piano, ha dichiarato lo “Stato di Emergenza” nella contea in modo che nessuno possa trasportare o ospitare migranti minacciando multe fino a 2.000 dollari al giorno per ogni migrante per gli alberghi che hanno accettato la proposta di Adams. 

New York City ha emesso il proprio stato di emergenza in ottobre, per ottenere aiuti federali per fronteggiare la crisi dei migranti. Rockland è la prima contea dello stato al di fuori di New York City a emettere un ordine simile. Nel frattempo, il sindaco Adams continua a chiedere più aiuti al governo federale per assistere i richiedenti asilo. E il senatore Chuck Schumer gli è venuto incontro. Ha presentato un disegno di legge di spesa federale che indirizzerà 800 milioni di dollari a città che come New York vogliono ospitare i nuovi migranti. Il leader della maggioranza al Senato ha negoziato questi fondi come parte di un disegno di legge di spesa omnibus da 1,7 trilioni di dollari che dovrebbe passare entro la fine della settimana. Il denaro sarà assegnato al programma umanitario Emergency Food and Shelter della FEMA per le città che hanno affrontato un afflusso di richiedenti asilo. Può pagare i costi di alloggio, cibo, trasporto, assistenza sanitaria di base e pronto soccorso, test Covid-19 e altri servizi di supporto. Anche altre città santuario, come Washington e Chicago, che hanno accettato un numero significativo di migranti riceveranno fondi federali.

 

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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