La Walt Disney Company ha intentato una causa contro il governatore della Florida Ron DeSantis, accusandolo di aver orchestrato un “ricatto politico” contro il gigante dell’intrattenimento. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione delle autorità statali di annullare un accordo di sviluppo relativo al parco divertimenti DisneyWorld ad Orlando.
DeSantis ha spiegato che la cancellazione dei benefici speciali goduti dalla Disney nello Stato è dovuta al fatto che tali benefici “non sono più di interesse pubblico”. Tuttavia, secondo l’azienda, l’operato di DeSantis starebbe violando i diritti costituzionali dell’azienda.
“La Disney si rammarica di essere arrivata a questo punto”, ha dichiarato la divisione parchi dell’azienda nella querela depositata presso la corte federale della Florida.
“Ma avendo esaurito gli sforzi per cercare una soluzione, la società non ha altra scelta se non quella di intentare questa causa per proteggere i suoi membri del cast, gli ospiti e i partner locali per lo sviluppo da una campagna implacabile per armare il potere governativo contro la Disney come ritorsione per aver espresso un punto di vista politico impopolare con alcuni funzionari statali”.
Giovedì il governatore ha definito l’azione legale “politicamente motivata” e accusato la Disney di mancanza di responsabilità e trasparenza. “Non credo che l’azione legale sia meritevole, penso che sia politica”, ha detto DeSantis ai giornalisti durante una conferenza stampa a Gerusalemme.
La diatriba tra l’azienda – che nello Stato dà lavoro a quasi 75.000 persone – e DeSantis – astro nascente del Partito Repubblicano e possibile candidato alla Casa Bianca – risale a circa un anno fa. Il casus belli sono state le critiche dell’azienda verso una legge statale fortemente voluta da DeSantis: il ddl “Don’t Say Gay”, che vieta la discussione sull’orientamento sessuale e l’identità di genere nelle scuole elementari per gli alunni di età inferiore ai nove anni.
In maniera presumibilmente ritorsiva, i legislatori repubblicani della Florida hanno così deciso di modificare radicalmente i privilegi concessi più di mezzo secolo fa all’azienda, riformando le regole sul “distretto speciale” che disciplina i 10.000 ettari su cui si estende DisneyWorld (non solo i quattro parchi a tema, ma anche decine di hotel).
Nello specifico, le modifiche hanno concesso a DeSantis il diritto di designare i membri del consiglio di amministrazione del distretto, sottraendo tale autorità alla Disney. Prima che si insediasse il nuovo CdA, tuttavia, Disney è riuscita a raggiungere un compromesso che dà alla Disney il diritto di rivedere qualsiasi modifica alle proprietà del distretto. Rispondendo colpo su colpo, DeSantis ha perciò paventato una serie di contromisure, tra cui l’aumento delle tasse e persino l’apertura di una prigione statale vicino ai parchi.
La querelle tra De Santis e Disney ha incuriosito anche l’ex presidente Donald Trump – che verosimilmente dovrà vedersela proprio con DeSantis alle primarie repubblicane. E così, a detta del magnate neyorkese, DeSantis è stato “superato, oscurato e messo in imbarazzo da Topolino”.