Il presidente cinese Xi Jinping e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky hanno avuto stamattina un “lungo e significativo” colloquio telefonico per la prima volta dallo scoppio della guerra tra Kyiv e Mosca. A riportarlo è stato lo stesso Zelensky, il quale si è detto fiducioso che la chiamata “darà un forte impulso allo sviluppo delle nostre relazioni bilaterali”.
Un resoconto dettagliato della conversazione telefonica – durata quasi un’ora – non è stato ancora reso pubblico dalle due diplomazie. Da un comunicato del Ministero degli Esteri cinese, emerge tuttavia che la “posizione centrale di Pechino è quella di facilitare i colloqui per la pace”. Ed è per questa ragione che la Cina farà arrivare in Ucraina un suo inviato – nonché ex ambasciatore cinese a Mosca – per ricercare una “soluzione politica” alla crisi bellica che da ormai un anno sta sconvolgendo il cuore dell’Europa.
In un parziale resoconto della telefonata, Xi ha affermato che la Cina, “in quanto Paese a maggioranza responsabile (…) non guarderà l’incendio dall’altra parte, né aggiungerà benzina al fuoco, né tanto meno approfitterà della crisi per trarne profitto”. Il riferimento è – nemmeno troppo velatamente – agli Stati Uniti, che secondo Pechino starebbero approfittando della guerra per rinsaldare la propria sfera d’influenza.

La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha intanto lodato la “disponibilità di Pechino a sforzarsi di stabilire un processo negoziale (di pace)”, criticando tuttavia il “rifiuto di Kyiv per qualsiasi iniziativa valida finalizzata a una soluzione” della guerra.
Lo storico colloquio odierno tra Zelensky e Xi è frutto di settimane di lavoro sotterraneo da parte degli sherpa diplomatici di Kyiv e Pechino – che ha avuto una brusca accelerata dopo la visita di Stato di Xi a Mosca dello scorso mese. Pur avendo definito il presidente russo Vladimir Putin “un caro amico”, Xi ha peraltro ribadito che la Cina è impegnata per il dialogo e la ricerca della pace in Ucraina.
Sinora Pechino non ha mai apertamente approvato l’aggressione militare di Putin, limitandosi a richiamare le due parti belligeranti al “dialogo” e alla “pace” ed accusando semmai gli USA e la NATO di aver incitato il Cremlino.
Lo scorso febbraio la diplomazia del Dragone ha avanzato un piano di pace in 12 punti – che si limita a dichiarazioni di principio relative al rispetto dell’integrità territoriale e all’abbandono di una “retorica da Guerra Fredda”, senza offrire alcuna specifica concreta su come fermare il conflitto.

A creare imbarazzo a Pechino qualche giorno fa sono state inoltre le osservazioni dell’ambasciatore cinese in Francia Lu Shaye, che durante un’intervista televisiva ha affermato che i Paesi ex sovietici – tra cui l’Ucraina – non avrebbero “uno status effettivo nel diritto internazionale”.
Le dichiarazioni sono state poi velocemente ritrattate dalla diplomazia del Dragone, che ha detto di “rispettare l’indipendenza” degli Stati divenuti indipendenti dopo la caduta dell’URSS.