Non è stato un divorzio consensuale. Licenziato con 10 minuti di preavviso prima che Harris Faulkner andasse davanti alle telecamere per annunciare che “Fox News e Tucker Carlson hanno di comune accordo deciso di separarsi”. A seguire, brevi ringraziamenti e subito dopo un commercial.
Il giorno dopo il divorzio tra Fox News e Tucker Carlson, il volto più noto della rete televisiva di Rupert Murdoch, vengono fuori alcuni particolari sul suo clamoroso allontanamento.
Carlson quando ieri mattina ha ricevuto la telefonata di Suzanne Scott, Chief Executive Officer della Fox, pensava che fosse un’altra conversazione per il rinnovo del suo contratto. Aveva chiesto più soldi dopo che aveva comprato una seconda villa sul mare in Florida a Gasparilla Island, l’isola dei miliardari vicino Fort Myers. Riceveva 8 milioni di dollari l’anno e ultimamente la crescita della sua audience giustificava la sua richiesta. D’altronde era il conduttore dalle uova d’oro. Il recordman del prime time televisivo.
Lo hanno licenziato con la formula “per giusta causa”, accusandolo di sessismo, antisemitismo e molestie. Se la vedranno in tribunale gli avvocati. Per ora niente liquidazione e tutti gli altri benefici come è stato fatto in passato per Bill O’Reilly o per Roger Ailes. E con lui è stato licenziato anche il suo producer Justin Wells.
Una decisione arrivata a pochi giorni dal maxi patteggiamento con cui Fox ha accettato di pagare 787,5 milioni di dollari a Dominion Voting Systems per evitare un imbarazzante processo per diffamazione che avrebbe potuto trascinare sul banco degli imputati Rupert Murdoch e i principali conduttori della rete, accusati di essersi resi i portavoce delle bugie di Donald Trump sulle elezioni truccate del 2020. In prima fila, ad alimentare la disinformazione, c’era proprio Carlson nel suo popolarissimo show serale, lanciato nel 2016 e diventato un pulpito per la propaganda dell’ex presidente infarcito di razzismo, sessismo ed estremismo politico per ammaliare il suo pubblico.

Tucker Carlson, con Sean Hannity, Shannon Bream, Greg Gutfeld, Dana Perino, Maria Bartiromo su Fox, avevano costruito una narrazione parallela degli avvenimenti incentrata sulla propaganda imposta da Trump. Ecco allora che la teoria complottista delle macchinette elettorali truccate che avrebbero spostato milioni di voti repubblicani in favore di Joe Biden, era diventata uno show da prima serata televisiva conquistando il cuore e il portafoglio di quanti credono alle accuse di Trump. E poco importa che lo stesso Carlson, nei messaggi privati scambiati con i colleghi alla Fox, della quale Dominion era venuta in possesso, era il primo ad ammettere che le accuse di brogli dell’ex presidente erano una “follia” e che Trump alla Casa Bianca era stato “un disastro”. La cosa importante era mantenere il rapporto con l’audience televisiva e quindi si doveva mantenere la storia del complotto.
Secondo il Washington Post il licenziamento di Tucker Carlson è una mossa dell’editore australiano-britannico-americano dopo i commenti poco lusinghieri sulla dirigenza di Fox. “Murdoch è noto per lo spietato licenziamento degli editori, per i quali i campanelli d’allarme iniziarono a suonare più forte quando il loro proprietario divenne espansivo nelle loro lodi”, scrisse il Glasgow Herald nel 1983.
Secondo il Los Angeles Times, Rupert Murdoch, avrebbe ordinato il licenziamento dell’anchor in seguito ad una causa da parte di una ex producer e anche perché preoccupato dall’insistenza del conduttore sul coinvolgimento di agenti governativi sotto copertura nell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021.
L’ex producer in questione è Abby Grossberg, che ha denunciato non solo l’ambiente di lavoro sessista e misogino creato da Carlson ma anche le presunte pressioni per dare una testimonianza fuorviante nella causa patteggiata con la Dominion. Pur scrivendo che la partenza dell’anchor non è legata a questa causa, il quotidiano nota che anche commenti fatti sui manager del network, rivelati nella fase preliminare del procedimento, “potrebbero aver giocato un ruolo”.
Secondo il New York Times Rupert Murdoch è abituato a corteggiare controversie e accordi legali e l’editore è convinto che sbarazzarsi ora di Tucker Carlson sia stata la mossa finanziaria più intelligente. Anche perchè non è stata solo la causa patteggiata con la Dominion, o la vicenda di Abby Grossberg, o i pettegolezzi sulla sua gestione della società, ma tutte queste cose insieme che hanno portato il vecchio magnate a convocare venerdì il figlio Lachlan e Suzanne Scott, per comunicare loro la sua decisione prima di cominciare la battaglia con la Smartmatic, un’altra azienda produttrice di tecnologia per i sistemi elettorali, che ha citato in giudizio la Fox News per 2,7 miliardi di dollari. E questa causa avverrà a New York con tutte le “munizioni” di cui ha già beneficiato la Dominion.