Sui media italiani la notizia ha avuto un’eco enorme, finendo per giorni in prima pagina, fino al recente, inatteso colpo di scena. L’orsa JJ4, catturata dopo la morte del runner Andrea Papi, non sarà̀ uccisa come chiedevano in molti. Ed è stata sospesa dal TAR anche l’ordinanza di abbattimento per l’orso Mj5 che, il 5 marzo, aveva aggredito un uomo nel Comune di Malé, sempre in Trentino.
Una duplice vittoria del movimento animalista italiano, uno dei più attivi e agguerriti in Europa? Non è esattamente una vittoria piena, ma una vittoria di Pirro – replica Patrizia d’Elia Palmieri, scrittrice e avvocata di punta del movimento animalista italiano, una vita dedicata a difendere e salvare gli animali senza voce – E’vero che è sospesa l’esecuzione, però abbiamo un provvedimento di un Tribunale Amministrativo e, se fosse violato, magari non sotto la forma del dolo, ma della colpa o casualità, non vi sarebbero gravi conseguenze. Stiamo lottando ancora.

Il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti insiste che “Con questi numeri la convivenza orsi-uomini è impossibile”.
Ha torto, non sul numero di orsi ma perché il Trentino non ha sufficienti risorse, come in USA i rangers, per controllare animali e persone. Sarebbe opportuno un aumento dei Carabinieri Forestali ben addestrati.
L’Italia ha avviato un iter con il ministero dell’Ambiente che tramite i suoi canali diplomatici cercherà spazi al di fuori del Paese per accogliere gli orsi in eccesso. Dopo aver ripopolato regioni quali Val D’Aosta e Trentino l’Italia ora getta la spugna?
L’ingresso degli orsi in Trentino derivò da un piano europeo di ripopolazione con ingenti esborsi economici della Regione. Il progetto Life Ursus inizia nel 1999 per salvare un piccolo nucleo di orsi sopravvissuti alla persecuzione dell’uomo. A mio avviso il ripopolamento fu errato fin dall’inizio, in una regione interessata al turismo di massa che non può non intralciare la tranquillità degli animali a beneficio dei guadagni ricavati con l’uso, da parte dei troppi sciatori, di impianti sciistici lunghi decine di chilometri.
Il Trentino vorrebbe esiliare all’estero gli orsi giudicati in sovrappiù.
Fuori dall’Italia, è problematica la collocazione, anche per il pericolo dei cacciatori, che possono agire indisturbati. E’risaputo che molti cacciatori italiani si dilettano a cacciare selvaggina di grossa taglia protetta in Italia, andando nell’Europa dell’Est, ad esempio in Slovenia, luogo che è stato individuato, ma poi escluso, per accogliere questi orsi. In Abruzzo, regione meno vasta, vi è invece convivenza pacifica tra abitanti e orsi. Il Trentino è criticato da quasi tutti gli animalisti. Ai vertici delle sue istituzioni sarebbero necessarie persone più oculate e consapevoli del cambiamento del pianeta e rappresentanti animalisti più efficienti.
Questo è un problema solo italiano o riguarda anche altri paesi dell’Unione Europea?
Quello attuale è solo un problema italiano, anzi trentino, visto che l’Abruzzo non ne soffre, anche se è stato dotato dalla natura dell’orso Marsicano che comunque conta meno elementi, non essendo mai stato oggetto di un programma di ripopolamento.

Secondo alcuni gli orsi in Italia sarebbero vittime di azioni di disturbo spesso anche volontarie da parte di curiosi, escursionisti e ancora più spesso cacciatori e bracconieri.
Statistiche vere e proprie ovviamente non vengono reclamizzate. E’però risaputo che gli orsi sono disturbati da escursionisti privi di empatia e rispetto etologico nonostante l’ondata di simpatia che le peripezie dell’orsa JJ4 ha sollevato tra gli italiani, da nord a sud.
L’animalismo in Italia è diventato un fenomeno davvero nazionale?
Per quanto riguarda la tutela e l’attenzione agli animali da compagnia, il Sud non ha ancora raggiunto l’adesione sperata. Ecco perché è tanto importante l’interesse che si è avuto sui social network per l’orsa, dalla Sicilia a tutto il meridione. Praticamente, nord e sud si sono incontrati nel redarguire i comportamenti della regione Trentino e nell’esprimere la dovuta attenzione agli orsi che, a detta dei molti, sono in casa loro, perché il bosco è casa loro e bisogna riconoscerlo quando ci si va come ospiti.
In Italia si parla molto anche della sovrappopolazione di cinghiali che hanno raggiunto i centri abitati. Esiste una correlazione tra cinghiali e orsi o sono problemi completamente diversi?
Il problema è sempre l’uomo, invasore degli habitat faunistici, e la sua reazione spesso improntata sulla violenza. Purtroppo è ammessa la deprecabile caccia ai cinghiali, non agli orsi. Anche per i cinghiali, che oggi si possono incontrare anche a spasso per Roma, esiste una soluzione non cruenta che consentirebbe loro di stare nelle campagne. Oltretutto, anche per i cinghiali si dovrebbe spiegare come comportarsi se li si incontra, dato che non sono certo animali feroci, ma solo selvatici. Quindi evitando urla, sceneggiate e corse, il cinghiale se ne andrebbe per i fatti propri.
L’Italia è uno dei paesi più animalisti in Europa?
Negli ultimi anni si è sviluppata molta più sensibilità rispetto al passato. Ormai siamo in tanti che facciamo proseliti, che scriviamo sui network a favore non solo del rispetto che gli animali – i nostri fratelli minori – meritano ma anche di comportamenti attivi idonei a proteggerli. Oggi si incita il cittadino all’azione, mentre un tempo ci si limitava a deprecare con rimproveri inutili le condotte criminose contro gli animali.
Com’è cambiato negli ultimi cinquant’anni l’approccio degli italiani rispetto agli animali domestici e non?
Gli animali domestici ormai sono diventati componenti della famiglia, seguendo il Trattato di Lisbona che all’art. 13 li individua come essere senzienti, che non possono essere trattati come pacchi, ma vanno accuditi anche nella vecchiaia. I contravventori vengono segnalati in black lists e quando si riesce ad avere i riferimenti, denunciati per violazione dell’art. 544 introdotto con la Legge 189 del 20 luglio 2004. Come sono solita ripetere, il male fatto ad un essere senziente che non può difendersi, non è mai proporzionale al delitto, ma un processo penale crea innumerevoli seccature, angosce e paure in chi viene processato. E tocca pesantemente gli imputati nel portafoglio.
Avete rapporti con i movimenti ambientalisti del resto del mondo?
L’Italia è prima tra i rescuers. Gli animalisti italiani si sono adoperati per animali in necessità in tutto il mondo, dalla Spagna agli shelters americani. A tale proposito, ricordo un intervento italiano di una cittadina milanese, ora Presidente dell’ETS Gatti non parole che nel 2014, con molto scalpore e grandissimo impegno, dette vita su facebook all’evento “Born in the Usa” con l’obbiettivo di salvare alcuni animali detenuti nel braccio della morte dello Shelter di Gaston, nel Nord Carolina. Con l’aiuto di volontarie americane riuscì a regalare una nuova vita a Zoe, gatta di due anni abbandonata a sé stessa dopo aver partorito. Venne ricoverata in una struttura gestita da volontarie americane a pagamento, in attesa di ottenere il via libera della burocrazia per il suo trasferimento in Italia. Oggi vive a Milano in casa propria.
Quali sono le battaglie più importanti vinte dal vostro movimento negli ultimi decenni?
La riforma dell’art. 9 della Costituzione che apre lo spiraglio a far divenire gli animali portatori di diritti. Le lotte contro i canili lager, le infiltrazioni mafiose alla base, il coinvolgimento dei cittadini a far processare gli aguzzini e il contrasto al traffico di esseri senzienti per vivisezione.