Il giornalista statunitense Evan Gershkovich si è presentato martedì mattina in tribunale a Mosca, dove la corte ha confermato il regime di detenzione cautelare in carcere in attesa del processo.
Il corrispondente del Wall Street Journal – arrestato lo scorso 30 marzo a Ekaterinburg con l’accusa di spionaggio – si è presentato all’udienza d’appello davanti al giudice con una camicia a quadri blu e a braccia conserte, confinato in una ‘bolla’ di vetro. Gershkovich ha persino sfoggiato un breve sorriso, ma non ha proferito parola con i reporters.
Assieme a lui, in aula era presente anche Lynne Tracy, ambasciatrice degli Stati Uniti a Mosca. La diplomatica sostiene che il giornalista sia “in buona salute” dopo che ieri alle autorità consolari statunitensi è stato finalmente permesso loro di fargli visita a più di due settimane dall’arresto.
Secondo il Servizio di sicurezza federale (FSB) di Mosca, Gershkovich “stava raccogliendo per conto del Governo americano informazioni su una delle imprese del complesso militare-industriale russo, che costituiscono un segreto di Stato”.
Gershkovich è il primo giornalista americano a finire in carcere con l’accusa di spionaggio dal 1986. Il reporter di origini russe è stato fermato lo scorso mese dal Servizio di sicurezza federale mentre si trovava a Ekaterinburg, una città degli Urali a circa 1.400 km da Mosca, dove stava raccogliendo informazioni sul gruppo di mercenari Wagner e parlando con i lavoratori di uno dei più grandi stabilimenti di produzione di carri armati della nazione.
Se condannato, rischia fino a 20 anni di carcere.