Ci potrebbe essere una relazione extraconiugale dietro il brutale assassinio del miliardario Bob Lee, morto dissanguato a San Francisco lo scorso 4 aprile dopo essere stato pugnalato in piena notte.
La procura ritiene che il presunto responsabile, il 38enne Nima Momeni – anche lui un imprenditore nel settore tecnologico – avrebbe avvicinato Lee qualche ora prima dell’aggressione per chiedergli conto della presunta liaison avuta con la sorella minore di Momeni.
Un amico intimo di Lee, citato nei documenti del tribunale come “testimone 1”, ha infatti riferito di aver trascorso del tempo con i tre protagonisti della storia – ossia Lee, Momeni, e la sorella minore di Momeni – il giorno prima dell’omicidio. Un assassinio che secondo gli inquirenti è stato un atto “pianificato e deliberato” orchestrato proprio da Momeni.
Nella serata del 4 aprile, Momeni avrebbe chiesto al fondatore di Cash App se sua sorella stesse “facendo uso di droghe o qualcosa di inappropriato” – venendo tuttavia rassicurato da Lee sul fatto che non fosse successo nulla del genere.
Dopo la morte di Lee, gli investigatori hanno tuttavia scoperto una chat FaceTime tra la vittima e la sorella di Momeni (che non viene mai nominata nei documenti del tribunale). In uno dei messaggi, la sorella di Momeni scrive a Lee:
“Volevo solo assicurarmi che stessi bene, perché so che Nima ci è andato giù pesante con te e ti ringrazio per essere un uomo di classe che gestisce la cosa con eleganza. Ti amo. Che str*nzi egoisti”.
Il testimone 1 ha riferito di non sapere esattamente se Lee avesse consumato un rapporto sessuale con la sorella di Momeni, che è sposata ma a suo dire “in crisi” con il marito.
Il corpo insanguinato di Lee – con tre evidenti ferite da taglio – sarebbe stato trovato poche ore dopo, quella stessa notte.
Venerdì intanto Momeni è comparso brevemente in tribunale a San Francisco, dove il giudice ha rinviato la sua udienza al 25 aprile e confermato nel frattempo la detenzione cautelare.