Non era James Bond la superspia che ha svelato i segreti del Pentagono, ma un leone da tastiera che si chiama Jack Teixeira, di 21 anni, tecnico dei computer dei servizi segreti della National Guard del Massachussetts, della 102nda Intelligence Wing nella base di Cape Cod che on line si faceva chiamare “OG”.
Teixera è stato preso in custodia dagli agenti delFbi a casa della madre a Dighton, in Massachusetts, ed è stato trasferito nella corte federale di Boston dove domani sarà incriminato. Un portavoce del Pentagono ha dichiarato che la fuga online dei documenti classificati è stato un atto criminale deliberato.
Che OG avesse le ore contate dopo le clamorose rivelazioni del Washington Post che ha intervistato uno dei giovani compagni di videogiochi di Teixera, il quale, accompagnato dalla mamma, ha svelato i retroscena della vicenda a condizione di non rivelare la sua identità, era dato per scontato. Anche il presidente Joe Biden, in visita in Irlanda, aveva affermato che il cerchio si stava stringendo. “C’è un’indagine in corso – ha detto il presidente – con la comunità dell’intelligence e il Dipartimento di Giustizia, che si stanno avvicinando”.
Il giovane intervistato dal Washington Post ha meno di 18 anni. L’informatissimo giornale di Washington ha esaminato circa 300 foto di documenti classificati, la maggior parte dei quali non sono stati resi pubblici dopo che la National Security Agency ha bloccato il server su cui erano stati pubblicati, ma che il giovane aveva conservato nella sua chat. OG era il leader del gruppo che comprendeva una ventina di appassionati ai videogiochi, quasi tutti adolescenti. La chat – secondo la testimonianza resa al Washington Post – si era formata durante la pandemia. Giovani in cerca di compagnia, isolati per via del lockdown, che condividevano la stessa passione per le armi, per i gruppi “prepper”, i survivalisti che si preparano alla fine del mondo, e parlavano di Bibbia, di fede religiosa e di patriottismo e di equipaggiamenti militari e videogiochi con questi temi.
Nel suo racconto al Washington Post il giovane afferma che inizialmente nessuno prestò molta attenzione quando OG pubblicò sulla chat un messaggio incomprensibile pieno di strani acronimi. “Le parole non erano familiari ai più – riferisce il giovane testimone – e poche persone hanno letto quel lungo post”. Og raccontava di aver trascorso almeno parte della sua giornata all’interno di una struttura sottoposta a severe misure di sicurezza, dove erano proibiti i cellulari e altri dispositivi elettronici che potevano essere utilizzati per catturare informazioni top secret. Tuttavia sarebbe riuscito ad annotare a mano alcuni dei documenti dattiloscritti, traducendone l’arcano gergo per i suoi interlocutori, spiegando, ad esempio, che “noforn” significava che le informazioni del caso non dovevano essere condivise con cittadini stranieri.
Nessun complotto quindi, ma solo una nuova prova che la rete di intelligence americana lascia molto a desiderare. I documenti messi in rete hanno messo a nudo i segreti sui preparativi dell’Ucraina per una controffensiva primaverile, lo spionaggio degli Stati Uniti su alleati come Ucraina, Corea del Sud e Israele e le tensioni tra Washington e le capitali alleate sull’armamento di Kiev. Dalla pubblicazione dei documenti top secret del Pentagono, uno scandalo sta rischiando di diventare il più dannoso per il governo degli Stati Uniti – e non solo – da quello del 2013, l’anno dell’esplosione dei documenti pubblicati a migliaia, su WikiLeaks. A suscitare il maggior clamore è stata – in ordine, la più recente – l’asserita presenza in Ucraina di un ridotto contingente di uomini delle truppe speciali di Paesi Nato, in maggioranza britannici (50), assieme a 17 lettoni, 15 francesi, 14 statunitensi e un olandese.
E ora il Pentagono è sotto accusa per la facilità di concedere autorizzazioni di sicurezza top secret a un numero enorme di membri del servizio, civili e appaltatori. Il numero di dipendenti e appaltatori nell’intero governo degli Stati Uniti con autorizzazione top secret è di circa 1,25 milioni. Troppe orecchie per mantenere un segreto.