500 persone, una grande torta a base di uva, canna da zucchero e biscotti – ma soprattutto tante canne di bambù. Lo zoo di Memphis ha voluto salutare così Ya Ya, il panda gigante cinese che dopo 20 anni a fine aprile lascerà il bioparco statunitense per fare ritorno in patria.
Nei prossimi giorni scadrà infatti il prestito concordato dallo zoo di Memphis con l’Associazione cinese dei giardini zoologici, che nel 2003 ha portato in Tennessee il mammifero bicolore (oggi 22enne).
L’accordo – suggellato nell’ambito della celebre panda diplomacy portata avanti fin dal 1972 dalle autorità di Pechino come strumento di soft power – è stato però di recente oggetto di numerose polemiche da parte dei cittadini cinesi, secondo cui il loro animale-simbolo sarebbe stato maltrattato. A dimostrarlo, secondo loro, non solo il colorito smunto dell’erbivoro, ma anche la recente morte (a febbraio) del 25enne Le Le – il partner maschio di Ya Ya – che come la sua compagna sarebbe dovuto tornare in Cina alla fine del mese.
Accuse che però sono state seccamente smentite dallo zoo, i cui esperti in un’intervista all’Associated Press hanno definito la coppia “tra gli animali più viziati del pianeta”. Secondo gli statunitensi, a uccidere Le Le sarebbe stato un problema cardiaco, mentre Ya Ya pur godendo di piena salute soffrirebbe di una disfunzione cutanea che “occasionalmente fa apparire il suo pelo sottile e a chiazze”. Entrambe le condizioni, comunque, sembrano del tutto compatibili con l’avanzata età dei due panda – che in cattività hanno un’aspettativa di vita massima di circa 25-30 anni.
Anche alcuni specialisti veterinari cinesi, arrivati appositamente a Memphis, hanno raggiunto le medesime conclusioni dei colleghi statunitensi. Ma questo non ha impedito ad altri internauti cinesi di chiedersi se la Cina possa andare oltre la “diplomazia dei panda”. “Quando saremo abbastanza forti da non aver bisogno dei panda come ambasciatori?”, si legge in un commento sul social network cinese Weibo.
Quasi l’intera popolazione globale di panda giganti è infatti concentrata in Cina, e da più di mezzo secolo Pechino ‘affitta’ il suo animale nazionale a diversi Paesi – in parte per garantirne la preservazione, ma anche per dare una migliore immagine del Paese all’estero. Nella sua forma moderna, il fenomeno risale almeno al 1972, quando la Cina donò due panda giganti agli Stati Uniti, avviando di fatto il disgelo che 7 anni dopo avrebbe portato allo storico incontro tra Mao Zedong e Richard Nixon.