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L’Egitto, con prestiti USA, starebbe fornendo razzi alla Russia

A scriverlo il Washignton Post, che cita alcuni documenti top secret

Massimo JausbyMassimo Jaus
L’Egitto, con prestiti USA, starebbe fornendo razzi alla Russia

Biden e Al Sisi - ANSA

Time: 3 mins read

Incredibile! L’Egitto, che è tra i maggiori beneficiari degli aiuti militari statunitensi, starebbe fornendo 40.000 razzi alla Russia. Lo scrive il Washington Post riassumendo alcuni documenti top secret, datati 17 febbraio, che contengono le diapositive con la trascrizione delle conversazioni tra il presidente egiziano al-Sisi e alti funzionari militari egiziani e che fa anche riferimento a piani per fornire alla Russia proiettili di artiglieria e munizioni. Nel documento, al-Sisi ordina ai funzionari di mantenere segreta la produzione e la spedizione dei razzi «per evitare problemi con l’Occidente».

L’Egitto ha ricevuto una media di 1,6 miliardi di dollari di aiuti statunitensi all’anno dal 1979, e la maggior parte di questi sono aiuti militari. 

Il Washington Post ha preso questi documenti classificati da una chat su Discord, una piattaforma molto popolare tra i videogiocatori, sulla quale sono stati postati i documenti trafugati dal Pentagono. Questi documenti erano mescolati tra altre chat dei videogiochi in una discussione sulla guerra in Ucraina. La bizzarra diffusione delle notizie trafugate dal Pentagono può sembrare insolita, ma non è la prima volta che questo sistema apparentemente innocuo viene usato dallo spionaggio.

La portavoce del Pentagono Sabrina Singh ha detto che è stata aperta una inchiesta per stabilire chi è l’autore della fuga di notizie.

Inchiesta anche dal Dipartimento della Giustizia che per decisione del ministro Merrick Garland ha avviato un’indagine per far luce sul clamoroso caso delle carte segrete pubblicate sui social media pochi giorni fa. 

L’amministrazione Biden sta cercando di gestire la fuga di notizie. Il fatto “pone un grave rischio per la sicurezza”: ha detto alla Cnn una fonte interna al Pentagono sui documenti classificati che riguardavano i piani per l’Ucraina e altri delicati dossier al centro della sicurezza americana: la Cina, l’Indo-Pacifico, il Medio Oriente (in particolare Israele e i capi del Mossad) e il terrorismo. 

La fuga di documenti altamente sensibili presenta un rischio “molto serio” per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e ha il potenziale di diffondere disinformazione”, ha detto l’assistente del segretario della Difesa, Chris Meagher.

 

CBS News afferma di aver esaminato una serie di diapositive pubblicate sul sito Discord, prima che la National Security Agency le ha fatte rimuovere dai social media. Alcuni includono grafici e mappe dello stato della guerra della Russia in Ucraina a partire da marzo. Altri descrivono valutazioni della sostenibilità del combattimento e un’analisi delle difese aeree dell’Ucraina. Ma ci sono anche informazioni sulla Corea del Sud. Lunedì sera, il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha parlato con il ministro della Difesa sudcoreano Lee Jong-seop per discutere dei segreti militari trapelati. Secondo un portavoce del ministero della Difesa di Seul Lloyd Austin avrebbe assicurato la massima collaborazione con il governo coreano su questa vicenda. 

Alla domanda dei giornalisti lunedì se la minaccia alla sicurezza nazionale è stata contenuta, il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby ha risposto: “Non lo sappiamo. Davvero non lo sappiamo”.

Secondo alcuni analisti dietro la fuga di notizie ci sarebbe la Russia. Altre fonti dubitano che Mosca sia dietro questa spy story per la vastità degli argomenti contenuti nei documenti – che toccano la guerra in Ucraina, Cina, Medio Oriente e Africa – e questo farebbe pensare che i documenti possono essere stati fatti trapelare da un americano. 

Questa caccia alla talpa ha messo in allerta l’intelligence, per il timore di bruciare le proprie fonti e di suscitare pesanti ripercussioni diplomatiche: questa volta nelle carte – in alcuni casi così “classificate” (Top secret) da non poter essere condivise neppure con gli alleati più stretti – non riguardano solo i piani per l’Ucraina ma anche altri delicati dossier al centro della sicurezza Usa: la Cina, l’Indo-Pacifico, il Medio Oriente (in particolare Israele e i capi del Mossad) ed il terrorismo.  

I dossier diffusi in rete da un lato confermano la forte capacità di penetrazione americana degli apparati militari e di sicurezza russi, dall’altro però – come sottolinea il New York Times – rivelano che i servizi segreti americani spiano tutti, anche gli alleati.  

Seguiti dagli 007 statunitensi leader politici e militari ucraini (un riflesso della difficoltà di Washington ad avere una visione chiara delle strategie di combattimento ucraine, secondo il quotidiano) e Seul: quest’ultima in relazione alle sue decisioni sugli aiuti letali a Kiev.  

Mick Mulroy, un ex alto dirigente del Pentagono, e ex agente della CIA, ha affermato a Politico che l’indagine deve muoversi rapidamente non solo per identificare la fonte della fuga di notizie, ma anche per impedire ulteriori rivelazioni. “Dobbiamo ripensare al modo in cui archiviamo e conserviamo le informazioni classificate e chi ha accesso a tali informazioni”, ha affermato Mulroy”, aggiungendo che secondo lui si tratta di una fuga di notizie deliberata fatta da qualcuno che desidera danneggiare gli sforzi dell’Ucraina, degli Stati Uniti e della Nato”. Mosca e Kiev si accusano reciprocamente di disinformazione: per i blogger russi pro guerra c’è lo zampino degli 007 occidentali, per l’Ucraina è un tentativo del Cremlino di minare l’imminente controffensiva nemica. 

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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