Sono decine i jet militari e le navi da guerra cinesi dirette verso Taiwan in un’esercitazione su larga scala con cui Pechino vuole simulare l’isolamento dell’isola.
La Cina ha lanciato le esercitazioni sabato, all’indomani del ritorno della leader taiwanese Tsai Ing-wen da una missione di 10 giorni in America Centrale e negli Stati Uniti, dove ha incontrato lo speaker repubblicano Kevin McCarthy. Pechino ha descritto le esercitazioni come “un serio avvertimento contro la collusione delle forze separatiste di Taiwan con forze esterne e una mossa necessaria per difendere la sovranità nazionale e l’integrità territoriale”.
Nelle stesse ore, tuttavia, la Marina americana ha riferito che il suo cacciatorpediniere missilistico Uss Milius ha condotto oggi una missione sui diritti e le libertà di navigazione nel mar Cinese meridionale, vicino alle Isole Spratly, rivendicate da Pechino. Washington ha affermato che “l’operazione del cacciatorpediniere è conforme al diritto internazionale”.
Sono 70 gli aerei e 11 le navi da guerra cinesi rilevati dalle forze armate di Taiwan intorno all’isola nelle ultime 24 ore alle 6 locali (mezzanotte in Italia): lo ha riferito il ministero della Difesa di Taipei, nel terzo e ultimo giorno di “manovre congiunte per affilare la spada” annunciate sabato dal Comando del teatro orientale dell’Esercito popolare di liberazione cinese.
Sono 35 gli aerei che hanno attraversato la linea mediana dello Stretto di Taiwan e raggiunto l’area di identificazione di difesa aerea (Adiz) a sudovest e sudest di Taiwan, inclusi 4 J-15, a segnalare per la prima volta l’attività della portaerei Shandong.