Condannato per un crimine che non ha mai commesso, e che gli ha fatto passare gli ultimi 34 anni in cella – con la prospettiva di rimanerci per il resto della vita.
A fare tardivamente giustizia ci ha pensato questa settimana il tribunale della contea di contea di Broward, in Florida, che ha scagionato il 57enne afroamericano Sidney Holmes da tutte le accuse a suo carico.
L’uomo era stato arrestato nell’ottobre 1988 in relazione a una cruenta rapina a mano armata avvenuta all’esterno di un minimarket. I pubblici ministeri avevano accusato l’uomo di essere stato il palo dei due esecutori materiali della rapina – che ancora oggi rimangono sconosciuti. Una giuria lo aveva poi dichiarato colpevole nell’aprile 1989 e il mese successivo era stato condannato a ben 400 anni di carcere.
Nel novembre 2020, tuttavia, Holmes ha chiesto al procuratore di Stato della Contea di Broward di riaprire il processo, dichiarandosi innocente. A sollecitare il riesame del caso di Holmes è stato però soprattutto l’Innocence Project of Florida – una ONG che sostiene le persone ingiustamente condannate nel chiedere giustizia – che ha raccolto diverse prove che avrebbero “sollevato ragionevoli dubbi sulla sua colpevolezza”.
La ONG avrebbe infatti scoperto “una strana serie di circostanze”. Ad esempio, l’elemento chiave che aveva spinto gli inquirenti a fare terra bruciata intorno a Holmes fu la testimonianza di una delle due vittime della rapina, secondo cui l’auto del “palo” era una Oldsmobile Cutlass marrone con la capote abbronzata e un buco nel bagagliaio. Qualche giorno dopo, il fratello della vittima notò una macchina corrispondente proprio a quella descritta e fornì alla polizia i dati della targa – che risultava intestata a Holmes.
Tuttavia, secondo i legali di Holmes, il sospettato aveva un alibi valido e la sua automobile differiva notevolmente da quella usata dai criminali. Secondo l’Innocence Project, “non c’era alcuna prova fisica o scientifica, né alcun testimone che confermasse il collegamento tra il signor Holmes e il crimine”. Ancora più strana è stata l’identificazione di Holmes da parte di una delle vittime, che lo avrebbe riconosciuto solamente dopo un secondo confronto fotografico.
I pubblici ministeri hanno perciò stabilito che Holmes “aveva una plausibile pretesa di innocenza a causa del modo in cui è diventato un sospetto e a causa della precaria identificazione del testimone oculare che è stata la principale prova contro di lui al processo”, ha dichiarato l’ufficio del Procuratore di Stato.
Lunedì, infine, un tribunale ha accolto la richiesta del Procuratore di Stato e del Project Innocence di annullare la sentenza e la condanna di Holmes.
“Non ho mai perso la speranza e ho sempre saputo che questo giorno sarebbe arrivato”, ha commentato commosso Holmes. Che ha poi aggiunto: “Non vedo l’ora di abbracciare mia madre nel mondo libero per la prima volta dopo oltre 34 anni”.