Iran e Stati Uniti avrebbero raggiunto “un accordo sullo scambio di prigionieri nei giorni scorsi”. Lo ha detto oggi il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amirabdollahian – un’affermazione che è stata però crudamente smentita dalla parte statunitense, che l’ha definita una “crudele bugia.
Non è la prima volta che il capo della diplomazia iraniana fa commenti simili su possibili accordi con Washington sui beni congelati all’estero e su altre questioni – nessuna delle quali tuttavia si è mai concretizzata. Alcuni di questi commenti sembrano piuttosto finalizzati ad ottenere sostegno interno per placare le proteste di massa contro la teocrazia iraniana e sostenere la travagliata valuta del Paese, il rial.
Oggetto del possibile accordo sarebbe il rilascio di almeno tre persone con doppia cittadinanza iraniano-americana attualmente detenute in Iran, in cambio di decine di cittadini iraniani detenuti negli Stati Uniti con l’accusa di aver “sviato le sanzioni americane” imposte all’Iran.
Il ministro degli Esteri ha continuato affermando che Teheran e Washington hanno anche mantenuto attivo lo scambio di messaggi sui colloqui sul nucleare e sulla rimozione delle sanzioni. “È importante che Teheran rimuova le preoccupazioni sull’accusa infondata — sull’arricchimento dell’uranio fino all’84% da parte dell’Iran— È una delle nostre linee rosse”, ha aggiunto.
Raggiunto dall’Associated Press, il portavoce del Dipartimento di Stato americano Ned Price ha però definitole indiscrezioni sullo scambio di prigionieri “un’altra menzogna particolarmente crudele che non fa altro che aumentare la sofferenza delle loro famiglie”. “Stiamo lavorando senza sosta per ottenere il rilascio dei tre americani ingiustamente detenuti in Iran”, ha dichiarato Price. “Non ci fermeremo finché non si riuniranno ai loro cari”.