Curata da Alberto Prestininzi, professore ordinario di Geologia Applicata, arriva in libreria una significativa pubblicazione sul cambiamento climatico e la decarbonizzazione, promossa da Ceri, Centro di ricerca previsioni prevenzioni e controllo dei rischi geologici presso l’università Sapienza di Roma. A contribuirvi nomi di un certo rilievo, come Gabriele Scarascia Mugnozza (direttore Ceri), Nicola Scafetta docente di Fisica dell’Atmosfera e Oceanografia a Federico II di Napoli nel dipartimento Scienze della Terra, Umberto Crescenti già rettore dell’università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara, Franco Prodi professore ordinario di Fisica dell’Atmosfera all’università di Ferrara.
Gli autori dichiarano fin dalle prime pagine di appartenere alla fetta di scienza con fortissime riserve sulle scelte compiute dalla comunità globale degli stati (con pochissime eccezioni), dalla stragrande maggioranza delle élite scientifiche e culturali, da una parte dell’alta finanza, in difesa di un clima terrestre in sofferenza. Pur riconoscendo che il mutamento climatico è in corso, e che ad esso – dall’industrializzazione in poi – contribuisce il fattore umano, sostengono che i fenomeni climatici estremi della contemporaneità dipendano soprattutto da cause non antropiche. Da cui la considerazione che la strategia per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica antropica decisa da Cop 25 nel 2015, soffrirebbe almeno quattro grossi limiti.
Se pure raggiungesse il suo obiettivo, darebbe un contributo praticamente nullo in quanto a riduzione effettiva di riscaldamento globale.
Getterebbe le condizioni per un futuro fatto di energia più costosa dell’attuale, preparando una situazione nella quale i poveri e le persone a basso reddito dovranno ridurre i consumi di energia, peggiorando la propria condizione esistenziale.
Distoglierebbe risorse da battaglie di preservazione ambientale come la lotta all’inquinamento, la pulizia degli oceani, la difesa della biodiversità, l’educazione alimentare in funzione anti sprechi, la produzione di energia a basso costo.
Limiterebbe la circolazione di anidride carbonica, che è invece preziosissimo e indispensabile elemento a garanzia della vita sul pianeta.
Per spiegare l’azione delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea, decisamente schierate su posizioni opposte a quelle enunciate da Ceri, gli autori se la prendono con la politica, che avrebbe stretto una stolida alleanza con le grandi forze finanziarie che, a corto di opportunità di speculazione, avrebbero scoperto il promettente filone della decarbonizzazione.
Può provarsi sconcerto di fronte ad affermazioni tanto rotonde, in controtendenza rispetto a quanto le autorità scientifiche e le 27 Conferenze delle Parti, Cop, sono venute affermando. Tuttavia, non potendo il libro curato da Prestininzi essere catalogato tra le opere qualunquiste, e contenendo affermazioni e prese di posizione supportate da studi scientifici approfonditi, si ritiene possa essere di una certa utilità – in particolare per chi professionalmente si occupa di cambiamento climatico – raccogliere la sfida, magari per controbattere punto per punto le tesi là esposte. Al fondo, si tratta di un aggiornamento delle posizioni che si espressero, nel 2021, attraverso l’iniziativa online dei “Dialoghi sul clima” che, in piena pandemia volle iniziare un percorso dichiaratamente scientifico di contestazione alla posizione dominante in materia di riscaldamento climatico.
Per una sorta di sintesi, si rimanda al saggio di Elodia Rossi, Oltre le righe dell’accordo di Parigi. Partendo dalle posizioni di Iupac, International Union of Pure and Applied Chemistry, fa una ragionevole difesa dell’effetto serra come antidoto al gelo planetario, e contesta che si disponga di dati che consentano di attribuire al contributo umano gli eventuali eccessi dell’attuale effetto serra. Come gli altri autori della collettanea, l’autrice contesta l’autorevolezza scientifica di Ipcc, Intergovernmental Panel on Climate Change, ritenendolo una istituzione esclusivamente politica, rappresentativa della volontà dei governi e degli interessi da essi tutelati. A riprova, cita il fatto che Ipcc non esprime dubbi rispetto alle sue affermazioni e rifiuta il confronto con le voci critiche, quando la scienza si fonda proprio sul dubbio e sulla dialettica critica.
C’è almeno un limite nel libro curato da Prestininzi. L’unanimismo anti Nazioni Unite, anti finanza, anti Ue, anti auto elettrica e così via, dei suoi autori, il pensiero unico e monocorde che veicola, sa di ideologia; come se i suoi autori appartenessero ad una setta che contrasta per partito preso talune “verità” acquisite dai più. Se così fosse, Ceri non farebbe che realizzare esso stesso l’errore che attribuisce a quelli che di fatto considera nemici del bene comune.
Alberto Prestininzi Dialoghi sul clima Rubbettino, 2022