Colpi di arma da fuoco nei pressi del Berkey Hall nel campus di East Lansing della Michigan State University: lunedì sera un uomo armato si è aggirato nell’Università aprendo il fuoco contro chi si trovasse a tiro, prima di togliersi la vita con la stessa arma utilizzata nella strage.
Al momento il “bollettino” parla di quattro morti (attentatore incluso) e cinque feriti durante una sparatoria avvenuta nel Centro sportivo dell’ateneo. Più tardi le forze dell’ordine hanno comunicato la morte del killer.
Il responsabile è stato identificato come un 43enne afroamericano, non di alta statura, che al momento dell’agguato indossava scarpe rosse, giacca di jeans e un berretto da baseball blu scuro. L’uomo, il cui nome non è stato ancora divulgato dalle autorità, non era uno studente né un dipendente dell’università – e non è perciò ancora chiaro perché abbia preso di mira il campus.
Il preside della Michigan State University ha annunciato che tutte le attività del campus saranno cancellate per almeno 48 ore. La polizia, che ha aggiornato la popolazione usando il proprio profilo social Twitter (MSU Police and Public Safety @msupolice), aveva invitato gli studenti a non lasciare il campus per nessuna ragione.
La data della sparatoria porta alla mente un’altra tragedia. Il 14 febbraio 2018 al liceo di Parkland, in Florida, 17 studenti furono uccisi in un massacro.
Il padre di Anthony McRae, sentito sui comportamenti del figlio, ha parlato di un uomo estremamente cambiato negli ultimi due anni. “Da quando è morta mia moglie, mio figlio ha iniziato ad essere diverso, diventava sempre più amareggiato, ed arrabbiato, roso dalla rabbia. Ha iniziato a lasciarsi andare, gli cadevano i denti, ha smesso di tagliarsi i capelli, sembrava un uomo lupo”.
McRae viveva con il padre in una piccola casa a Lansing, ed era disoccupato perché non riusciva a conservare un lavoro, ma in passato aveva lavorato per sette anni in un deposito dove venivano caricati i camion.