È salito a due il bilancio delle vittime israeliane falcidiate da un auto lanciata da un palestinese, con cittadinanza di Israele, contro un gruppo di persone in attesa ad una fermata di autobus a Gerusalemme. Oltre al bambino di 6 anni, è morto anche un giovane di circa 20 anni.
Tra i feriti ci sono altri due bambini: uno di 8 anni che versa in condizioni critiche e un altro di 10. L’autore dell’attentato è stato identificato dalla polizia in Hussein Karake, 31 anni, residente nel rione arabo di Issawie a Gerusalemme est e con residenza israeliana: non si sa se abbia affiliazioni politiche. È stato colpito a morte da un agente, in quel momento fuori servizio, che si trovava sul posto anche se sul luogo c’erano – come si vede in video diffusi sui social – diversi civili armati.
Il premier Benyamin Netanyahu ha fatto sapere di aver immediatamente convocato una riunione di sicurezza e di aver ordinato un aumento delle forze sul campo. Al tempo stesso ha dato disposizioni di apporre i sigilli alla casa di Karake, mossa che precede l’immediata demolizione dell’abitazione in base alle nuove norme approvate dal governo dopo l’attentato del 27 gennaio scorso.
Da Gaza Hamas si è felicitata dell’attacco definendolo “un’operazione eroica” e anche la Jihad islamica ha diffuso un messaggio analogo incitando i palestinesi di Cisgiordania e Gerusalemme a moltiplicare gli attacchi. Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir – contestato sul posto dell’attentato al grido di “morte ai terroristi” – ha annunciato di aver dato istruzioni alla polizia di prepararsi da domenica prossima ad una riedizione a Gerusalemme est dell’operazione “Scudo protettivo” che fu attuata nel 2002 dall’esercito israeliano durante la Seconda Intifada.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha condannato con forza l’attentato, sulla scia della sua visita nella regione volta ad allentare le tensioni. “Prendere deliberatamente di mira civili innocenti – ha dichiarato – è ripugnante e immorale”.