Almeno 8.000 persone hanno perso la vita nella a causa della scossa di terremoto di magnitudo 7.8 registrata alle nella notte tra domenica e lunedì nel sud della Turchia, non lontano dal confine con la Siria.
Secondo i dati dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) italiano e del servizio di monitoraggio geologico statunitense Usgs, il sisma ha avuto ipocentro a circa 25 km di profondità ed epicentro nella provincia di Gaziantep.
Sono state fortemente colpite anche le vicine province di Adana, Malatya, Gaziantep, Diyarbakir, Hatay, Adiyaman, Osmaniye, Sanliurfa e Kahramanmaras, ed il sisma è stato avvertito anche nelle regioni centrali della Turchia e persino in Israele e Libano.
Numerose scosse di assestamento hanno seguito la prima: la più forte, 11 minuti dopo, di magnitudo 6.7. Il Dipartimento della Protezione Civile aveva inizialmente diramato un allarme per un possibile maremoto a causa del sisma in Turchia ma l’allerta è stata successivamente rientrata.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha definito il sisma di ieri notte come “il più grande disastro dal 1939” – riferendosi al terremoto di Erzincan, che provocò la morte di circa 33.000 persone 84 anni fa.
In queste sono già arrivate le proposte di assistenza da parte dei partners internazionali di Ankara: la Casa Bianca si è detta disponibile ad inviare “qualsiasi tipo di assistenza”, mentre il Governo dell’Azerbaigian ha fatto arrivare nelle scorse ore una squadra di 370 persone per aiutare nei soccorsi. Disponibilità ad aiutare “con qualsiasi mezzo” è stata espressa anche dal presidente russo Vladimir Putin, mentre la premier italiana Giorgia Meloni ha espresso “vicinanza e solidarietà alle popolazioni colpite”.
Non è la prima volta che maxi-terremoti scuotono l’Anatolia: la Turchia si trova infatti sopra grandi linee di faglia ed è spesso colpita da violenti sismi – come quello che nel 1999 provocò la morte di circa 18.000 persone nella Turchia nordoccidentale.