Una “forte esplosione” provocata dall’attacco con droni è avvenuta sabato sera in un deposito di munizioni della provincia di Isfahan, nell’Iran centrale. Secondo diverse fonti d’intelligence, a compiere il raid sarebbe stato il Mossad, la principale agenzia di intelligence israeliana – non nuova a questo tipo di incursioni in territorio iraniano.
L’attentato è avvenuto intorno alle 23:00 ora locale: uno degli attacchi avrebbe “danneggiato leggermente” il soffitto di un edificio all’interno del complesso, sostiene il vice governatore provinciale Mohammadreza Jan-Nesari, il raid. I sistemi di difesa aerea, aggiunge il funzionario, sarebbero però riusciti ad abbattere un drone.
Dura la replica del il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian: “Questo attacco vile è parte dei tentativi portati avanti negli ultimi mesi dai nostri nemici per destabilizzare l’Iran. Ma non avrà alcun effetto sulla volontà e le intenzioni dei nostri specialisti per lo sviluppo di un nucleare pacifico”.
L’emittente saudita Al Arabiya, citando fonti informate, aveva inizialmente riferito che negli attacchi sarebbe coinvolta l’aeronautica statunitense assieme a quella di un Paese alleato – malgrado Washington abbia negato il suo coinvolgimento. Il Wall Street Journal sostiene invece che dietro il raid ci siano i servizi segreti israeliani – che già in passato avevano compiuto incursioni analoghe in territorio iraniano. Venerdì proprio i capi di CIA e Mossad si erano incontrati per discutere (anche) di Iran.
“Uno [dei droni] è stato colpito dalla […] difesa aerea e gli altri due sono stati catturati dai sistemi di dissuasione e sono esplosi. Fortunatamente, questo attacco non ha causato alcuna perdita di vite umane e ha provocato danni minori al tetto di un edificio”, ha dichiarato il reparto logistico del ministero in una nota diffusa tramite l’agenzia di stampa statale IRNA.
L’attacco di sabato avviene mentre imperversano le polemiche da parte dell’Occidente sulla vendita di droni militari iraniani alla Russia. Internamente, inoltre, il Governo di Teheran deve inoltre fare i conti con intense manifestazioni antigovernative seguite alla morte della giovane attivista Mahsa Amini.